Hackatao: i più famosi Crypto Artisti NFT Italiani – di Andrea Concas

    I più famosi Crypto Artisti NFT Italiani: Hackatao

    di Andrea Concas

    Chi sono gli Hackatao, i pionieri della Crypto Art NFT in Italia.

    Dietro ogni “movimento artistico” che nasce, ci sono visionari pionieri che sin dall’inizio credono in qualcosa di diverso, di unico e di speciale.

    Siamo felici di avere tra i pionieri del mondo Crypto Art e NFT (Not Fungible Tokens) mondiale due italiani, un uomo ed una donna che sotto il nome Hackatao hanno iniziato la loro personale, ed ora condivisa, rivoluzione.

    Il loro nome nasce dalla fusione di due parole “hacker”, inteso come “persona che supera le limitazioni imposte con creatività e ingegno” e “tao”, nel senso di “tutto vivente”. 

    Il nome ‘Hack’ per il piacere di andare in profondità e scoprire cosa c’è di nascosto dentro, mentre il “Tao” per Yin e Yang, il loro equilibrio dinamico creativo

    Le opere d’arte di Hackatao sono spesso coinvolte con i principali problemi della società, l’ambiente, l’umanità e le criptovalute, nonché i riferimenti alla storia dell’arte, al simbolismo e alla psicologia.

    In questi giorni, o meglio in queste ore stiamo vivendo un assalto mediatico alla Crypto Art, nel bene e nel male, in cui si sta mettendo in discussione la valenza artistica, culturale, economica e relativi rischi di speculazione di questo mercato e mondo, ivi compreso il coinvolgimento del mondo dell’Arte “tradizionale”.

    Loro possono essere un chiaro esempio di come la Crypto Art, sia essa derivata dall’Arte Digitale o meno, possa essere basata, almeno per alcuni, su solide basi artistiche e percorsi canonici di validazione.

    Il duo nasce nel 2007 muovendo i primi passi nel panorama dell’arte fisica, imponendosi nel mercato dell’arte italiano grazie al loro stile pop surrealista che ricorda quello di Murakami e di Warhol.

    Protagonisti delle opere di Hackatao sono i Podmork, creature totemiche stravaganti che sono al centro del loro immaginario artistico.

    Nel 2018 arriva la svolta al digitale, considerato come un’opportunità per fare qualcosa di nuovo e cambiare il paradigma che finora ha contraddistinto il mercato dell’arte tradizionale.

    Di recente è passato agli onori della cronaca il loro ultimo drop sulla piattaforma Makerplace, realizzato in collaborazione con l’artista argentino Josè Delbo, noto per i suoi fumetti per la DC Comics, che ha ricavato 1,5 milioni di dollari in 15 minuti.

    A differenza di molti, Voi provenite dal mondo dell’arte fisica, cosa vi ha portato ad entrare nella Crypto Art?

    Per questo dobbiamo ringraziare la rivista “Le Scienze”, un articolo di gennaio 2018 sulla blockchain. Nonostante non parlasse di NFT e Arte, abbiamo immediatamente pensato che questa tecnologia fosse perfetta per la certificazione e creazione di qualcosa di nuovo per l’arte. Così, armati di tutta la nostra curiosità ci siamo dati alla ricerca, con lo stesso approccio con il quale affrontiamo la creazione di un’opera.  Abbiamo conosciuto Jason Bailey, curatore e divulgatore, crediamo il primo che abbia saputo definire la Crypto Art. 

    Ci ha fatto conoscere i ragazzi di SuperRare e così tutto è iniziato insieme a loro e pochi altri artisti.

    Nonostante facessimo arte su tela e sculture in ceramica, il digitale è nel nostro DNA, per cui la declinazione è venuta naturale, come una diga di potenzialità espressive che si è aperta verso un mondo di senso. 

    Sin dagli inizi abbiamo creduto che questo nuovo mondo avesse le potenzialità per diventare un vero e proprio cambio di paradigma per il mondo dell’arte, facendo confluire i linguaggi espressivi, immediati e memetici della nostra generazione in un mercato fluido, veloce e dinamico. Che di fatto ha reso possibile l’emergere di molti artisti che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti a livello internazionale. 

    Siete stati pionieri ed oggi siete tra gli artisti più stimati e quotati, come è cambiato questo mondo dal Vostro ingresso?

    L’inizio era caratterizzato principalmente dallo studio della tecnologia, dal capirne i limiti e le applicazioni. Eravamo in pochi. Abbiamo capito da subito che tutto si sarebbe evoluto molto velocemente (1 anno di blockchain equivalgono a 10 anni reali). 

    Erano presenti pochi artisti che venivano dal mondo dell’arte fisica, in generale lo spirito era “creiamo qualcosa di nuovo, fuori dalle logiche perverse del mondo dell’arte”. Per questo quando si replicavano dinamiche simili il dibattito all’interno della community diventava molto acceso. 

    Una frase che ripetevo come un mantra a chi si affacciava a questo mondo è stata: “ Sembra di essere a Zurigo o a Parigi nei primi del ‘900. In effetti ci sono delle affinità con il movimento Dada e le avanguardie dell’epoca”.

    Lo spirito pionieristico dei primi giorni non è svanito, anzi si sta amplificando poiché stanno entrando nuovi e importanti attori. Questo spirito credo rimarrà vivo ancora per diversi anni. 

    Le basi sono state poste, ma c’è ancora molto da costruire. 

    Ora stiamo assistendo all’arrivo di celebrity o artisti/influencer già affermati che hanno un forte impatto sul mercato e nella divulgazione degli NFT e Cryptoart, a volte oscurando gli artisti della prima ora che hanno contribuito a creare le fondamenta di questo spazio. 

    Ma assistiamo anche ad un lavoro di ricerca, da parte di alcuni grossi collezionisti, orientata alle origini del movimento. Questo per dire che c’è anche molto spazio per chi vuole narrare la storia del movimento che, grazie alla blockchain e ai social, è là che aspetta di essere indagata. 

    Se dovessimo fare un identikit dei vostri collezionisti, chi sono e quali dinamiche regolano la loro passione per la Crypto e collezionismo?

    Innanzitutto sono dislocati su tutto il pianeta, sono giovani compresi tra i 0 e 40 anni. I grandi collezionisti solitamente sono imprenditori/innovatori/founder a capo di aziende che operano nell’hi-tech, web, blockchain, ecc… poi abbiamo una fascia di collezionisti che vengono dal mondo del trading e operano come speculatori (una forma di speculazione che a volte fa da volano ad artisti sconosciuti ed emergenti). 

    Una fascia ampia di collezionisti meno forti dal punto di vista della disponibilità economica, ma appassionati del mondo Crypto e di Arte, forse sono la vera anima della community poiché amano sperimentare con nuove applicazioni degli NFT, nuove piattaforme e collaborano a stretto contatto con artisti e sviluppatori. 

    Si può parlare di una vera nuova corrente artistica? E, secondo voi, come evolverà questo mondo?

    Alcuni sostengono che il movimento della Crypto Art sia morto alla fine del 2019, prendendo in considerazione i primi due anni in cui si è manifestato pienamente “l’esserci per costruire qualcosa di nuovo”. 

    Non siamo molto d’accordo, la Community si è rafforzata, forse specializzata, ma la definizione fondamentale di crypto art definita da Jason Bailey rimane ancora valida. 

    E può essere vista come un vero e proprio movimento decentralizzato. 

    Certo ora si assiste all’arrivo di persone che pensano “ehi qui si fanno i soldi, ho delle immagini le tokenizzo… wow divento ricco” spinte anche dai media mainstream che parlano esclusivamente delle cifre e dei record di vendita, tralasciando che stiamo costruendo un nuovo paradigma culturale con nuove dinamiche di mercato. 

    L’evoluzione? Probabilmente la Blockchain, date le implicazioni filosofiche e politiche che stanno alla base della sua creazione, cambierà non solo il mondo dell’arte, ma altri mondi. 

    Ci sarà un contrasto a questo cambiamento da parte dei Boomers… Crediamo che il cambiamento di paradigma avverrà, difficile contrastare un’adozione di massa a livello planetario. 

    Nello specifico nel mondo dell’arte credo si creerà una simbiosi tra Cryptoart, NFT e mondo tradizionale. Ma prima, citando Zucchero: “Prevediamo inondazioni”. 

    E tu sei pronto a scoprire come gli Hackatao cambieranno il mondo dell’arte?

    Non ci resta che attendere e vedere le evoluzioni, ora sempre più, tra fisico e digitale.

    Photo Credits: Hackatao

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