I grandi musei sui social network – di Roberto Concas

    I GRANDI MUSEI SUI SOCIAL NETWORK – DI ROBERTO CONCAS

    Lo scandalo

    Grande scandalo sta creando la presenza sui social media di grandi musei nazionali e internazionali che si stanno, sempre più numerosi, affacciando alla comunicazione online.

    Tra tutti, il maggiore clamore lo hanno creato le “monumentali” Gallerie degli Uffizi di Firenze con il suo direttore Eike Dieter Schmidt, il quale si dimostra “stupito” per le proteste di quelli che lui definisce: professoroni!

    I cori di voci (non molte) dicono: i grandi musei sono stati violati e buttati nella mischia dei social, un obbrobrio, una cosa spaventosa, uno scempio della cultura!!

    Queste, in una sintesi depurata, sono alcune delle manifestazioni di dissenso che hanno rivolto, non solo a Schmidt ma anche ad altri direttori che, in questi mesi ma alcuni già in passato, hanno veicolato informazioni e contenuti culturali attraverso i canali dei social network.

    I SOCIAL NETWORK

    Peraltro, la cosa interessante di alcuni di questi grandi musei è stata non solo la capacità di utilizzare i nuovi media, ma altresì di impiegare, utilmente, ognuno dei singoli e specifici “linguaggi”, per cui uno ciascuno per Facebook, Instagram, LinkedIn e ultimo TikTok, social rivolto ai giovanissimi, il cui punto di forza è la dissacrante ironia nel tempo di una nota.

    Si può storcere il naso oppure più semplicemente stare a guardare, ma il fenomeno non si può più ignorare, anzi, questo tipo di comunicazione dovrà far presto parte di uno dei sistemi istituzionali di comunicazione di ogni museo.

    Eike Dieter Schmidt, direttore degli Uffizi

    STATUTO MUSEO

    La comunicazione con questi “nuovi” mezzi dovrà entrare a pieno diritto nella stessa “Carta dei Musei” e nello “Statuto” come mission, inteso come uno strumento di divulgazione democratica dei contenuti, un valore aggiunto quanto irrinunciabile.

    In pratica, più che pontificare e presagire la fine dei musei, significa studiare, elaborare e mettere a punto nuovi sistemi di comunicazione efficaci, immediati, memorizzabili, senza necessariamente perdere di qualità e attendibilità anche scientifica sui contenuti.

    Alcuni musei, non molti ancora per la verità, ogni giorno danno una notizia per i propri social, un comunicato brevissimo, massimo di una ventina di secondi, con il quale mantengono e sostengono il loro rapporto con un pubblico lontano, che in questo modo si sente invece molto vicino e partecipe alla vita del museo.

    Sono venti secondi per un surrogato di qualità, difficili da organizzare e mantenere nel tempo, ma che danno risultati entusiasmanti per alcuni musei, come gli Uffizi, che valutano i propri contatti in tre milioni di utenti.

    STRATEGIE PER LA COMUNICAZIONE

    Per i musei si tratta di un percorso cosiddetto di “audience development un processo che mira ad ampliare e fidelizzare la propria utenza, variando la tipologia dei sistemi di fruizione rivolgendosi anche a quelle categorie che, per ragioni diverse, rimanevano escluse.

    Per attuare questi processi sono necessarie vere strategie dove nulla può essere improvvisato, e dove nulla può essere del tipo “mordi e fuggi”, ma bensì strutturato nel tempo, nella forma, nella qualità e nella metodologia.

    Sulla continuità e qualità “certificata” dei contenuti riguardanti i beni culturali da veicolare in ambiti scientifici, educativi e persino commerciali, si è espressa la comunità internazionale con lo strumento della Carta di Londra 2009, che riporta alcuni fondamentali orientamenti per i musei online.

    GLI SMART MUSEUM

    L’esigenza è quella di organizzare sistemi di comunicazione per “Smart Museum” che dialogano con l’utenza lasciandola libera di interpretare e di gestire il proprio e personale processo di interazione ed esperienza con il museo.

    I risultati per i musei che utilizzano questi sistemi sono ormai tangibili e certificati da molte ricerche e da advisor commerciali che testano i gradimenti dell’utenza, i dati confermano aumenti in percentuali consistenti, non solo degli accessi ma soprattutto degli indici di gradimento che si “convertono” in acquisti online, promozione indiretta, e principalmente in una community fidelizzata e in attenti stakeholder.

    Lo storico dell’arte e museologo Roberto Concas

    INVESTIRE NEL DIGITALE

    Investire oggi per vivere domani come museo, inteso anche come una compagine attiva nella società, una risorsa culturale compartecipata dalla collettività, non necessariamente e solo fisicamente, ma anche con gli strumenti “dell’avvicinamento” virtuale.

    I musei dovranno investire nella qualità dei sistemi comunicazione, superando l’autoproduzione costretta dell’emergenza orientandosi verso programmi sistematici, di adeguato profilo e qualità culturale.

    ONLINE NELLA TRADIZIONE

    Infine, un’annotazione breve per precisare che i sistemi di comunicazione online per i musei non sono gli stessi di altre attività, siano esse commerciali che istituzionali, ma sono specifici, unici, e imprescindibilmente legati ad una lunga storia e tradizione museologica.

      

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