Intervista a Lapo SERGI Presidente APICE SCrl – ProfessioneARTE.it

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    Lui è Lapo Sergi Presidente di APICE SCrl.

    Cinque domande per conoscere in anteprima i grandi  professionisti dell’arte, le quotidiane sfide da affrontare, le scelte che hanno determinato il loro percorso nel sistema e nel mercato dell’arte, i cambiamenti all’insegna del digitale e i consigli per chi desidera intraprendere la stessa carriera in collaborazione con ProfessioneARTE.it.

    La casualità e un pizzico di fortuna, insieme all’alta specializzazione sono gli ingredienti che hanno determinato il percorso di Lapo Sergi, Presidenti di APICE SCrl, società unica dalla forte identità riconosciuta a livello internazionale dedicata ai servizi di imballaggio, trasporto, spedizione e deposito di opere d’arte.

    Una grande verità viene confermata da Sergi, ora più che mai: non ci si improvvisa più trasportatori d’arte, e chi vuole diventarlo deve investire su sé stesso, per acquisire competenze, professionalità e conoscenze di standard, attrezzature e nuove tecnologie.

    Questa professione “o si ama o si odia” secondo Lapo Sergi, il perché lo svela in questa intervista esclusiva.

    Lapo Sergi è Presidente di APICE SCrl azienda italiana per l’imballaggio, trasporto, spedizione e deposito di opere d’arte.

    Laureato all’Università “Alma Mater Studiorum” di Bologna in Economia e Commercio, ha iniziato la sua carriera lavorativa come giornalista pubblicista del principale quotidiano di Ferrara, per poi passare nel settore della Logistica di opere d’arte nel 1996.

    Ha lavorato per i migliori agenti italiani prendendosi cura di oltre 3.500 mostre durante la sua carriera, prima come coordinatore operativo, poi come responsabile di sede.

    Nel 2003 ha lasciato le cariche per fondare la propria azienda a Firenze, che nel 2009 si è unita ad altre tre primarie aziende italiane di Milano, Venezia e Roma per costituire Apice.

    E’ stato eletto nel 2016 a Ginevra come rappresentante per l’Europa del comitato direttivo (Steering Committee) di ICEFAT – International Convention of Exhibition and Fine Art Transporters, e rieletto nel 2019 a Washington D.C. con nuovo mandato triennale.

    1. Come è iniziato il suo percorso nel mondo dell’arte?

    Casualmente, quando frequentavo il mondo dell’arte grazie ad amicizie e parentele, sono venuto a sapere che un’azienda del settore era alla ricerca di una persona da inserire nella sua struttura di Firenze, a metà tra l’addetto commerciale, l’addetto stampa e pubbliche relazioni. 

    Io lavoravo già da 10 anni in un quotidiano di Ferrara come giornalista pubblicista ed ero desideroso di tornare a Firenze mia città natale, per questo mi sono proposto ed è andata bene.

    2. Come descriverebbe la sua professione oggi?

    E’ una piccola nicchia ad alta specializzazione, non ci si improvvisa più trasportatori d’arte provenendo da altri settori come spedizioni commerciali o traslochi. 

    Adesso è una professione specifica, che richiede un know how non indifferente, che si acquisisce nel corso di anni, non giorni. 

    Per chi la intraprende è un investimento su sé stessi: le risorse specializzate sul mercato sono davvero poche e per questo estremamente preziose.

    3. Come è cambiata nel tempo la sua professione?

    Prima di tutto la professione negli anni si è evoluta moltissimo, infatti adesso è ben definita, con operatori di altissimo livello nelle nazioni più attive culturalmente, ma anche nei paesi dove il trasporto d’arte come professione specifica era assente, adesso si stanno pian piano specializzando. Una volta spedire un’opera d’arte in un paese remoto era un’avventura, adesso certe prassi si stanno diffondendo quasi ovunque

    I materiali di imballaggio sempre più specializzati, i mezzi di trasporto tecnologicamente più avanzati, i magazzini e i depositi ad altissimi livelli di sicurezza, l’attenzione metodica alla climatizzazione, la gestione dei servizi. Non basta più indossare dei guanti bianchi per dirsi “trasportatore specializzato”, ora è fondamentale avere un solido background di conoscenza, attrezzature e mezzi. Anche i tempi per organizzare i servizi si sono estremamente ridotti, per cui è necessario essere ben strutturato per far fronte a questo tipo di richiesta.

    4. Che impatto sta avendo il digitale nel suo settore?

    Non moltissimo, perché per imballare un’opera e trasportarla occorrono sempre due mani e un camion, ma tutto ciò che sta intorno a questo importante servizio ne ha giovato: la comunicazione, la digitalizzazione dei documenti di trasporto, la creazione di software specifici per gestire il back office della nostra professione, la creazione di network di aziende specializzate.

    Quando ho iniziato questo lavoro, nel 1996, la comunicazione avveniva prevalentemente tramite fax ed era molto più lenta di adesso, anche se più efficace perché era necessario concentrare le informazioni essenziali e più importanti in poche righe.

    Al momento stiamo persino sperimentando dei nuovi imballaggi interni prodotti con stampanti 3d o macchine a controllo numerico sulla scansione digitale delle opere per una perfetta misurazione: un tecnologia già applicata al trasporto della “Vittoria Alata” di Brescia in restauro all’Opificio delle Pietra Dure di Firenze

    5. Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole intraprendere la sua professione?

    Sono solito dire agli studenti che incontro o a chi si rivolge a noi per un colloquio che questa professione o si ama o si odia, non ho quasi mai trovato qualcuno che la vivesse con indifferenza. Ogni giorno è diverso dall’altro e possono esserci momenti di tensione o giornate interminabili, perché spesso non puoi rimandare a domani quello che devi fare oggi.

    Grazie a questo lavoro c’è anche la soddisfazione di partecipare all’organizzazione di grandi eventi o momenti di incontro e di condivisione con i colleghi, siamo tutti solidali tra noi e nel tempo sono nate vere amicizie.

    Ci sono molti modi per avvicinarsi a questo lavoro, talvolta tramite stage curricolari e corsi di specializzazione post laurea. A breve lanceremo delle iniziative specifiche per far avvicinare i giovani alla professione, il progetto si chiama Apice Academy ed è in fase di ultimazione. 

    Il consiglio è di provare, se si ha l’opportunità: se uno è in gamba ed ha passione, ha modo di dimostrarlo. 

    Ah, dimenticavo: l’inglese è la lingua internazionale del trasporto, per cui essere fluenti nella conversazione e nella scrittura è ormai una necessità.

    ANCHE LAPO SERGI E’ SU PROFESSIONE ARTE

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    Questa intervista è stata realizzata in collaborazione con ProfessioneARTE.it, la prima community dedicata alla formazione, aggiornamento e orientamento verso le professioni dell’arte.

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