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    Content Marketing VS Inbound Marketing per l’arte

    Content Marketing VS Inbound Marketing per l’arte

    Strategie del contenuto a confronto.

    Negli ultimi mesi il mondo dell’arte ha iniziato ad aprirsi sempre di più al digitale, analizzandone le dinamiche e sperimentando nuove strategie di vendita e comunicazione. 

    Questo perché è indispensabile rimanere al passo con i nuovi processi del web marketing, che vedono gli utenti sempre più dipendenti dalla ricerca in rete per svolgere le loro scelte di acquisto, che si tratti di un servizio, un’opera o un ticket per visitare una mostra.

    Tuttavia, per capire quale sia la strategia corretta per incrementare il proprio business è necessario sapere, non solo in cosa consistono realmente queste diverse strategie, ma anche in quale modo integrarle per raggiungere i risultati sperati.

    Iniziamo a delineare due tipi di strategie al momento più in uso e molto spesso confuse: 

    • Content Marketing 
    • Inbound Marketing.

    Il Content Marketing è una strategia di marketing che si basa sulla creazione e diffusione di contenuti editoriali. L’obiettivo è quello di proporre all’utente news, eBook, articoli, foto, video e tantissimi altri tipi di contenuti attraverso blog, sito e social media. Per un content marketing efficace è necessario organizzare un piano editoriale che abbia come lettore di riferimento la Buyer Persona, cioè il cliente ideale da raggiungere, potenzialmente interessato a visitare il museo o a comprare un’opera o un servizio. Per questo il content marketing deve rivolgersi ad un target preciso, e raggiungerlo attraverso contenuti di qualità e altamente profilati, in grado di catturare la sua attenzione e indurlo a compiere l’azione che desideriamo o fornire l’informazione di cui necessita. 

    Al contrario, l’Inbound Marketing è un metodo incentrato sul “farsi trovare” dal nostro target, attirandolo verso il nostro brand e facendolo diventare prima un contatto, poi un cliente, e infine un promotore. L’Inbound si fonda su diversi pilastri, ma il suo “cuore” è il contenuto di qualità. Il modo migliore per attirare potenziali visitatori e collezionisti è portarli a conoscere e apprezzare la tua attività, offrendo contenuti rilevanti per loro, ovvero che soddisfino i loro bisogni.

    Le persone passano attraverso diverse fasi durante questo processo: ti conoscono, interagiscono con te, acquistano, ritornano.

    Ognuna di queste fasi richiede diverse azioni di marketing, alla cui base c’è sempre un solo principio: fornire contenuti giusti, nel posto giusto e al momento giusto.

    E questo ci porta al secondo caposaldo dell’Inbound Marketing che consiste nell’allineare il nostro contenuto agli interessi degli utenti attraverso il Content Marketing.

    All’interno della metodologia dell’Inbound, il Content Marketing serve innanzitutto per la Lead Generation, ossia per creare una lista di contatti potenzialmente interessati a te e alle tue attività. Come? Basterà inserire un form per scaricare i tuoi contenuti, come per esempio un eBook, un webinar o un video corso, oppure portare l’utente a iscriversi ad una newsletter. 

    Una volta acquisiti questi lead, occorre continuare a nutrirli con contenuti altamente personalizzati, ottimizzati per SEO e distribuiti su tutte le piattaforme. 

    Sviluppare una Content Marketing Strategy basata sulla metodologia dell’Inbound Marketing, creando un contenuto di qualità rispetto ai bisogni dei tuoi potenziali clienti può essere una strada vincente, soprattutto per il settore culturale assai distante da un tipo di promozione e vendita diretta e tradizionale.

    Tuttavia la strategia di contenuto deve essere sviluppata in una logica contestuale, ovvero all’interno dell’Inbound journey, ossia un funnel di conversione strutturato attorno alla produzione e diffusione di contenuti studiati per ottenere obiettivi specifici che possono essere: avere più visite sul tuo blog d’arte, incrementare la tua visibilità online, attirare visitatori e collezionisti, vendere opere o servizi. 

    Per fare questo è bene pianificare una strategia complessiva, che tenga conto di tutte le componenti dell’Inbound Marketing e delle regole previste dal settore culturale.

    Photo Credits: Your Art Empire

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    Art Backers Agency è la prima agenzia di Marketing Culturale e Comunicazione interamente dedicata al mondo dell’Arte 3.0.
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    Che cos’è il Content Marketing

    Che cos’è il Content Marketing

    Come creare una strategia di contenuti per il mondo dell’arte.

    Il Content Marketing è l’insieme delle strategie e tecniche per creare e condividere contenuti video o testuali, al fine di attrarre e creare engagement con un certo tipo di pubblico.

    Il concetto di content marketing è quindi molto ampio, e deve essere declinato rispetto ai valori e al pubblico del brand di riferimento.

    Al centro di questa strategia ci sono ovviamente i contenuti, che possono essere rappresentati secondo il modello della Content Marketing Pyramid, che, per il mondo dell’arte, può essere così declinata:

    • i core-content, ovvero quei contenuti originali che richiedono lo sforzo maggiore per la loro realizzazione, e per questo sono anche quelli pubblicati meno frequentemente. Per il mondo dell’arte si può trattare di un eBook, un catalogo della collezione per musei e gallerie, un videocorso oppure dei video di presentazione di mostre ed eventi, l’accesso ad una Online Viewing Room. Questi contenuti nella maggior parte delle volte sono gratuiti, ma gli utenti devono rilasciare i loro dati per ottenerli. In questo modo si crea uno scambio “equo” che consente la profilazione di eventuali clienti, collezionisti, art lovers;
    • gli asset di derivazione, strettamente connessi con il core-content, si tratta quindi di blog post, articoli, piccoli video che stimolano gli utenti a voler sapere qualcosa in più sul brand e sull’azienda culturale. Per l’artista potrebbero essere degli articoli dove viene raccontato il backstage della realizzazione di un’opera, mentre per gallerie e musei l’organizzazione di una mostra o evento;
    • i micro-contenuti promozionali, molto frequenti e utili a mantenere una relazione costante con gli utenti e la community. Si tratta quindi di post nei social media, dirette live, stories, newsletter in cui viene raccontata la propria attività artistica, con un alto livello di engagement.

    Oltre ai contenuti, il content marketing prevede una strategia, che deve tenere conto di:

    • Gestione dei processi di produzione dei contenuti, con la pianificazione temporale e finanziaria della loro realizzazione, attraverso un budget dedicato e un calendario da rispettare per la pubblicazione. Creare un core-content e un asset di derivazione, significa talvolta anche affidarsi a professionisti esterni come art copywriter, digital strategist, ma anche videomakers e art director, specializzati nel campo dell’arte e della cultura;
    • La distribuzione, attraverso lo studio dei canali, dai social media fino al paid advertisement, blog e magazine di settore;
    • L’analisi dei risultati attraverso l’implementazione di un sistema per misurare l’efficacia di ogni contenuto, per correggere la strategia e per capire punti deboli e forti;

    Non bisogna mai dimenticare inoltre che il content marketing deve essere sempre finalizzato ad un obiettivo specifico, che può essere sia l’acquisto di un’opera d’arte, un servizio o un biglietto di una mostra, sia l’acquisizione di lead qualificati, come potenziali visitatori o collezionisti.

    Content Marketing per l’arte significa dunque creare dei contenuti di alta qualità, che coinvolgano, stimolino e interessino il pubblico che sarà poi portato all’acquisto del prodotto artistico.

    Photo Credits: iHeart

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    La Collezione Agnelli

    LA COLLEZIONE AGNELLI

    Dalla gioia dell’arte ai misteri che avvolgono la collezione della famiglia Agnelli

    In Italia non sono mai mancate grandi famiglie di collezionisti che nel corso del tempo sono stati in grado di raccogliere veri e propri capolavori, scegliendo poi di venderne una parte o ancora di metterli a disposizione di tutti.

    Tra questi l’Avvocato Giovanni Agnelli, personaggio chiave della storia contemporanea italiana e volto di FIAT, ma non solo, ha condiviso la passione per l’arte con la moglie Marella, costruendo una collezione privata degna di nota. Oltre 400 le opere d’arte raccolte di artisti come Picasso, Freud, Gericault, ma anche Corot, Fontana, De Chirico, Schifano e molti altri per un valore, a detta degli esperti, pari a 2,5 miliardi di euro.

    Come spesso accade ai collezionisti più appassionati, per l’Avvocato e sua moglie, la gioia dell’arte è stato un complemento di vita di cui non hanno potuto fare a meno, arrivando poi a condividerla con il maggior numero di persone possibile: da qui la volontà di esporre una piccola selezione delle proprie opere, attraverso una Fondazione nata con lo scopo di diffondere la conoscenza e l’amore per l’arte, in particolare tra i giovani.

    Inaugurata nel settembre 2002 sul tetto del Lingotto di Torino, sede della prima grande fabbrica della Fiat, la Pinacoteca Agnelli è uno “scrigno” di circa 400 mq realizzato dall’architetto Renzo Piano che custodisce venticinque straordinari capolavori d’arte che spaziano dal Settecento alla metà del Novecento con artisti come Matisse, Severini, Modigliani,Tiepolo, Canaletto, Picasso, Renoir e Manet.

    La selezione delle opere è stata fatta personalmente dai coniugi Agnelli, così come l’allestimento all’interno della galleria è frutto di una scelta condivisa. Secondo l’Avvocato la bellezza delle opere e il gusto per l’Arte si educano anche attraverso i musei, dove s’impara a guardare e ad apprezzare l’arte, e dove si affina il nostro senso estetico. Non a caso sosteneva che la creatività è l’aspetto davvero rilevante della nostra esistenza.

    Dopo la morte di Donna Marella avvenuta il 23 febbraio 2019, gran parte della Collezione Agnelli è stata ereditata dalla figlia Margherita Agnelli e distribuita in tre residenze italiane – precedentemente era dislocata all’estero nelle case di New York, St. Moritz, Londra, Parigi, Alzi Pratu.

    Per il passaggio di proprietà è stato stilato nel 2004 un elenco completo e dettagliato delle opere della raccolta, tra dipinti, sculture e arazzi, rendendo di fatto possibile verificare le principali informazioni per una eventuale vendita, prestito e collocazione dei lavori.

    E’ bene infatti, che ogni collezionista, predisponga per la propria collezione un inventario completo, oggi più facilmente realizzabile grazie all’utilizzo di strumenti professionali digitali come Art Rights.

    Piattaforma completa che permette agli appassionati collezionisti di creare, aggiornare e valorizzare il proprio archivio digitale, rendendo di fatto più semplice e immediata la gestione della propria raccolta ovunque e in qualunque momento da pc, smartphone e tablet.  

    Anche per una grande collezione, quindi, è sempre buona norma essere in grado di documentare la propria storia e uno dei modi migliori per farlo è quello di compilare un archivio in cui siano conservati i documenti e tutte le informazioni della vita dell’opera dal momento del suo acquisto fino a quello in cui questa sarà venduta, lasciata in eredità o donata ad un ente terzo.

    Oggi i collezionisti d’arte esistenti e quelli che verranno possono prendersi cura delle proprie opere grazie al supporto non solo di una community di professionisti, ma anche grazie alle nuove tecnologie che, attraverso piattaforme come Art Rights, consentono di realizzare archivi digitali sempre ordinati e aggiornati.

    E tu, sei pronto a iniziare la tua collezione?


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    Professione MUSEOLOGO

    professione museologo roberto concas
    professione museologo roberto concas

    PROFESSIONE MUSEOLOGO

    di Roberto Concas

    Photo Credits: Alexandre Jean-Baptiste Brun,  Salon Carré Louvre, 1880, Musee de Louvre.

    REALIZZIAMO UN MUSEO!

    In presenza di un edificio in abbandono, meglio se di valore storico o culturale, la scelta di realizzare un museo diventa vincente, trasversale nei consensi, accomodante, rasserenante, bipartisan, in pratica un percorso in discesa.

    I problemi veri vengono subito dopo, nell’immediato!!

    Quella decisione presa con entusiastico slancio, che ha messo tacere anche i dubbiosi, può rivelarsi piena di problemi, complessa, molto costosa e persino fallimentare!

    Spesso si decide di realizzare un museo in un’architettura che dovrebbe essere invece “musealizzata”, significando che farne un museo, adattandola, potrebbe non essere la soluzione giusta, anzi dannosa.

    Alcuni di questi musei attendono almeno tre, quattro lustri prima di giungere a soluzione, altri perdono l’originaria destinazione per diventare un meno significante “spazio polivalente”, altri ancora si arenano sui vari nulla osta di sicurezza, CPI (certificato prevenzione incendi), abitabilità, Soprintendenza, normative antisismiche e altro sino ad accorgersi, al termine dei lavori, della scarsa erogazione di energia elettrica per l’assenza di una cabina di media tensione a breve distanza.

    Questo per quanto riguarda gli aspetti tecnici, ai quali si innestano quelli definibili culturali e scientifici, dove non mancano le “puntature”, i sofismi, le sfumature di attribuzione e datazione, i ripensamenti, la selezione delle opere più rappresentative, l’ordinamento museale e altro. 

    Inoltre si pongono anche i profili di merito, di proprietà, i diritti, le condizioni di prestito, i beni dello Stato e quelli privati, le concessioni, le donazioni, i lasciti con clausole annesse a perenne esistenza e interpretazione! 

    Non bastasse tutto ciò, qualora il museo volesse ospitare mostre di alto valore si affacciano i problemi assicurativi, di polizze che schizzano nei prezzi, con i coefficienti di rischio sui locali, i sistemi di vigilanza, gli allarmi, lo spegnimento incendi, le distanze dai centri di soccorso e polizia.

    Certo, realizzare un museo è un bel problema!

    Giovanni Boldini. L’amatore delle arti, 1886. Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, Italia

    IL MUSEOLOGO

    Tutto ciò non significa è impossibile realizzare un museo, ma significa che è necessario un metodo e la partecipazione di figure professionali come quella del MUSEOLOGO, una figura in parte nuova e dai compiti perlopiù inediti.

    Al MUSEOLOGO compete di mettere ordine a tutto quanto detto e molto di più, restando nel doveroso e assoluto rispetto di tutte le altre professionalità che dovranno intervenire per la realizzazione di un museo.

    Il museologo deve essere il coordinatore del “progetto museo” senza che si sostituisca alle altre professionalità o alla stessa committenza, per alcuni aspetti è quasi come un direttore d’orchestra che deve “costruire” l’opera in armonia e con molti protagonisti e anche con le “prime donne” che possono diventare grandi interpreti delle esigenze museali.

    Il dialogo come la decisione, rientrano tra le caratteristiche individuali di un museologo, sapendo che quello che conta è il raggiungimento degli obiettivi, deve per questo saper evidenziare e trasferire, a tutti coloro che interverranno nei lavori, il vero intento del museo, la mission, la filosofia, sino a ipotizzare la vita al suo interno sia degli operatori come dei visitatori.

    MA COSA NON È… UN MUSEOLOGO

    Il museologo non è uno storico dei musei, ma certo deve conoscerne tutti gli avvenimenti principali e l’excursus storico, culturale e tecnico metodologico.  

    Il museologo non è un progettista architettonico, della sicurezza, della climatizzazione, della illuminotecnica, degli allestimenti, ma deve sapersi confrontare con gli stessi e per questo essere in grado di saper leggere e discutere tutti i possibili elaborati progettuali sia architettonici, che strutturali, impiantistici, tecnologici insieme ai computi metrici e ai cronoprogrammi. 

    Un museologo non è un architetto o ingegnere ma deve sapere che un museo progettato architettonicamente e negli allestimenti con molta attenzione porterà grandi benefici nella gestione futura, ad esempio nel poter pulire gli spazi, senza angoli o corridoi stretti, con macchine che aspirano, lavano e igienizzano, ottimizzando i costi. Questo vale per le pareti autoventilati, i vetri a bassa emissione, la coibentazione generale, le fonti rinnovabili, il microclima. 

     Il museologo non è il curatore o il consulente scientifico specialistico del museo, ma deve saper dialogare con gli esperti e conoscere le metodologie di ricerca, studio, comunicazione e divulgazione, per poter stabilire i necessari apporti economici e tecnologici sino all’editing finale.

    Il museologo non è un informatico o un esperto in modellazione tridimensionale, ma della materia e delle tecnologie ne deve conoscere a fondo le potenzialità, la funzionalità, i costi e le reali ricadute per il museo. Sono strumenti innovativi di grande fascino ma che diventano obsoleti o passano di “moda” in tempi brevissimi, inoltre sono oltreché costosi.

    Un museologo non è team manager o un gestore delle risorse umane, ma deve pensare agli spazi architettonici, alle tecnologie, alla logistica, al funzionamento, alla qualità e salubrità della vita degli operatori e dare indicazioni in tal senso. 

    Il museologo non è un esperto di musica, ma può indirizzare il museo verso la musica!

    Il museologo non è un social media manager ma certo deve conoscerne le potenzialità e le dinamiche di funzionamento, nonché i costi di organizzazione e mantenimento nel tempo. 

    Giovanni Boldini. L’amatore d’arte, 1870. Bottegantica.

    LA SICUREZZA E IL BENESSERE

    Il museologo non si occupa dei turni di vigilanza nel museo, ma deve pensare al benessere del personale.

    Un addetto alla sicurezza non può stare troppe ore davanti ad un monitor di sorveglianza senza un cambio, una diversificazione del lavoro, una visione verso la luce solare esterna, la vita nelle sale del museo. 

    L’immagine di un custode “ancorato” ad una sedia o strascicante per le sale, purtroppo è ancora nella memoria collettiva diffusa, malgrado l’impegno di tutti. Forse una postazione informativa e di controllo, intesa anche come un elegante salottino con desk di illustrazione e approfondimento, insieme ad una comoda poltrona a norma, potrebbe alleviare un turno di lavoro e offrire un servizio migliore. 

    Il museologo non è l’esperto dei servizi educativi e di accoglienza, però e ancora una volta deve conoscere bene le dinamiche dei servizi, il target di riferimento, le modalità e la quantità di erogazione. Questo vale ancora di più per le problematiche legate alle disabilità permanenti come temporanee, comprese quelle del personale.

    IL MUSEOLOGO, PRIMA DI TUTTO, NON È!

    L’elenco potrebbe andare per moltissime altre voci che riguardano un museo, definendo sempre il confine delle competenze, dei ruoli, delle responsabilità, ma sapendo anche che esiste un indirizzo preciso, discusso, valutato, verificato e confrontato in corso d’opera, di cui il museologo si fa interprete per il tempo necessario.

    Il museologo non necessariamente diventerà il direttore del museo, ma potrebbe dirigerne il sistema museale se esiste, oppure lavorare per il posizionamento del museo nell’offerta territoriale, nazionale o internazionale.

    Il museologo finito il suo lavoro lascerà spazio alle varie professionalità del museo, direttore in testa, per affrontare nuove sfide e nuovi musei.

    Come aumentare la web reputation

    COME AUMENTARE LA WEB REPUTATION

    Alcuni consigli per monitorare e migliorare la tua reputazione in Rete

    Il “cosa dicono di te in Rete” viene definita web reputation, ovvero la tua reputazione su internet.

    Anche per il mondo dell’arte e della cultura, la web reputation è un elemento non trascurabile nella identificazione della strategia digitale di social media e web marketing.

    Considerando l’epoca 3.0 in cui viviamo e la nostra abitudine di fare una ricerca online prima di acquistare un’opera d’arte, un servizio o il biglietto per visitare una mostra, la web reputation è decisamente importante.

    Infatti, se gli utenti avranno parlato bene di te sul web, potrai conquistare velocemente i tuoi potenziali collezionisti o visitatori e crescere con più facilità. D’altra parte, se invece le voci che girano online sulla tua attività non sono buone, ci saranno conseguenze negative per la tua brand position e identity, e per l’andamento generale della tua attività o realtà culturale. 

    Vediamo quindi alcuni consigli per migliorare la tua web reputation.

    CONTROLLA E MONITORA COSA DICONO DI TE SUL WEB

    Data l’importanza della reputazione online, diventa fondamentale imparare a monitorarla. Per migliorare e rafforzare la tua brand reputation la prima cosa da fare è sapere sempre cosa pensano le persone delle tue mostre, degli artisti che esponi, delle opere che vendi o dei servizi che offri. Per questo è opportuno fare check frequenti di recensioni, feedback e commenti imparando a gestire eventuali critiche e ringraziando chi supporta l’attività.

    GESTIRE CRITICHE E COMMENTI NEGATIVI

    Nel web, in particolare sui social, nei gruppi di Facebook e nei forum, gli utenti amano esprimere i propri pensieri e giudizi. Che siano positivi o negativi, è sempre buona norma rispondere tempestivamente, ponderando i commenti senza evitare di nascondere le discussioni. Ad esempio se una tua mostra non è piaciuta e ha generato commenti negativi intervieni subito, valutando la modalità migliore di rispondere senza creare un danno di immagine.

    COERENZA CON LA VOSTRA BRAND IDENTITY

    Analizza la tua mission, chiediti quali sono i tuoi valori, il tuo target e i tuoi obiettivi. Scegli con cura i canali di comunicazione e soprattutto sii coerente con tutti i contenuti che pubblichi rispetto al tuo pubblico e alle tue intenzioni. Se l’obiettivo di una galleria è attirare collezionisti dovrà pubblicare contenuti che rispecchino tale scopo, sviluppando quelli che permettono di scoprire e approfondire maggiori dettagli sulle opere disponibili per la vendita o sugli artisti che fanno parte della propria scuderia. L’incoerenza e le incongruenze portano gli utenti a non capire cosa tu voglia comunicare, non reputandoti interessante e quindi rilevante.

    CREARE E DIFFONDERE CONTENUTI DI QUALITÀ

    Creare contenuti autentici, originali e di qualità non farà altro che giovare alla tua immagine: più tempo e impegno investi nella scelta e creazione di contenuti, più sarà alta la probabilità che questi vengano apprezzati e condivisi. Condividere post a caso, senza un piano editoriale studiato, ti porterà a creare un’immagine confusionaria della tua attività. Se sarai in grado di creare un’immagine veritiera, coinvolgente ed originale, mantenendola nel tempo, avrai fatto centro. 

    COLTIVARE LE PUBBLICHE RELAZIONI

    Anche se nel mondo dell’arte è una pratica ancora poco frequente è importante alimentare le relazioni con individui capaci di orientare i punti di vista nella nicchia del tuo audience. Testate online, influencer, blogger, art sharer possono essere ottime leve in grado di influenzare positivamente la percezione della tua realtà culturale e delle tue attività. Ma attenzione a chi scegliere: la web reputation dell’influencer di turno potrebbe non essere in linea con il vostro target di utenti, creando a volte un danno ancora più forte per voi.

    Oltre al monitoraggio costante, non dimenticare di valorizzare costantemente il tuo brand, per fare in modo che la tua web reputation sia sempre più positiva e stabile. 

    Si tratta di un lavoro importante che richiede competenze specifiche e tanto impegno: per questo affidati ad un esperto e vedrai che ne varrà la pena!

    Photo Credits: iHeart

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    Intervista a Massimo Paolo Maria Vecchia, Art Advisor – ProfessioneARTE.it

    Intervista a Massimo Paolo Maria Vecchia Art Advisor

    Le Interviste di ProfessioneArte.it

    Intervista a  Massimo Paolo Maria Vecchia,  Art Advisor e Art Consultant. – ProfessioneARTE.it

    Cinque domande per conoscere in anteprima i grandi  professionisti dell’arte, le quotidiane sfide da affrontare, le scelte che hanno determinato il loro percorso nel sistema e nel mercato dell’arte, i cambiamenti all’insegna del digitale e i consigli per chi desidera intraprendere la stessa carriera in collaborazione con ProfessioneARTE.it.

    Come creare un blog d’arte

    COME CREARE UN BLOG D’ARTE

    Il blog è un potente strumento di promozione del web marketing culturale. Si tratta di una piattaforma o della sezione di un sito web che si basa sulla pubblicazione di contenuti digitali nella forma di articoli dedicati ad un argomento.

    Nel mondo dell’arte i blog come canali di comunicazione sono molto diffusi, di due diverse tipologie: 

    • Blog personale o Personal Blog 
    • Blog aziendale o Corporate Blog

    Il personal blog viene utilizzato a livello commerciale dai professionisti del settore o freelancer dell’arte per definire il proprio brand e accrescere il bacino di utenti verso cui promuovere i propri servizi. Inoltre sono sempre più diffusi gli Art blogger che vogliono raccontare il mondo dell’arte attraverso viaggi, curiosità, articoli di approfondimento, recensioni con una finalità strettamente divulgativa.

    Il Corporate Blog è invece il blog aziendale, utilizzato principalmente come aggregatore per la creazione di una community – ossia un gruppo più o meno vasto di persone con interessi comuni – da start up o istituzioni, allo scopo di ottenere vantaggi di comunicazione e commerciali.

    I motivi principali per cui si apre un blog d’arte sono:

    • Definire una brand identity, ovvero parlare di sé, delle proprie attività e valori attraverso il racconto di mostre, collezioni, della propria storia o le ultime news;
    • Ottenere visibilità, raggiungendo più lettori possibili interessati alla tua attività, alla tua mostra, alla tua collezione;
    • Generare contatti da convertire in nuovi clienti e potenziali visitatori;
    • Fornire informazioni sul tuo settore di attività, che siano utili e di interesse per i tuoi potenziali clienti. News sul sistema e il mercato dell’arte, eventi, calendario e recensione mostre, interviste ai professionisti del settore, articoli di approfondimento;
    • Rafforzare la web reputation della tua azienda, ossia la reputazione di cui la tua impresa gode sul web creando, ad esempio, articoli che puoi condividere sui social innescando una comunicazione integrata che veicola il contenuto ad un audience più ampio.

    Bene, ora non resta che scegliere cosa scrivere sul tuo blog e come farlo, cosa non affatto semplice. 

    Infatti per far sì che i contenuti vengano visti e condivisi, bisogna avere ottime competenze di copywriting e conoscere le regole per una corretta ottimizzazione della SEO

    Per un museo, un professionista, un artista o una start up dell’arte il blog potrebbe diventare una risorsa fondamentale per accrescere la propria community, implementare o costruire il proprio business e la propria identità digitale. 

    Per questo motivo è buona norma conoscere tutti i trucchi del mestiere, avvalendosi di professionisti interni o esterni che sappiano creare in modo efficace e strategico un blog d’arte.

    Photo Credits: Artsy

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    L’importanza dei siti vetrina

    L’IMPORTANZA DEI SITI VETRINA

    Il sito web non è solo un biglietto da visita, ma un’esperienza digitale che veicola i tuoi valori.

    Molti artisti, istituzioni e professionisti del settore, pensano che per avere una buona presenza online sia sufficiente avere un profilo social, mentre relegano il sito web ad un semplice “biglietto da visita”, una pagina in cui mettere qualche immagine e alcune informazioni.

    In realtà, anche un sito web cosìddetto “vetrina”, ovvero 4-5 pagine senza blog o e-commerce, influisce sulla percezione che il pubblico ha su un determinato brand, nel nostro caso, legato all’arte. 

    Avere dunque un sito web non aggiornato, non curato nei dettagli e privo di informazioni utili, o peggio non averlo affatto, significa rischiare di essere visti come poco professionali, oltre a farvi potenzialmente perdere tanti clienti tra collezionisti, visitatori o sponsor per la cultura.

    Non basta quindi avere una pagina web dove inserire orari di apertura di una galleria o museo, senza bio, curriculum vitae o statement per un artista o privo di dei principali servizi offerti per un professionista o un’azienda che vende servizi per l’arte. 

    Si rende quindi necessario accompagnare nella navigazione l’utente, per guidarlo verso ciò che desideriamo conosca su di noi e la nostra attività.

    Ma quali sono i punti più importanti da tenere in considerazione nella creazione di un sito web per l’arte?

    • I motori di ricerca: oggi vengono utilizzati dagli utenti per cercare informazioni su prodotti o servizi relativi al mondo dell’arte. Dare la giusta attenzione al proprio sito web, anche in termini di SEO, vuol dire intercettare collezionisti, visitatori, giornalisti o altri professionisti potenzialmente interessati alla vostra attività;
    • Il layout: chi entra in un sito web d’arte vuole soddisfare determinati bisogni, legati a valori intangibili ed emozionali. Per questo motivo, l’estetica del sito dovrebbe veicolare l’emozione dell’esperienza del prodotto artistico attraverso un layout accattivante e altamente responsive. D’altronde, anche il sito web può essere una piccola opera d’arte…
    • La struttura: il sito dovrebbe essere di facile navigazione, con le pagine come home, about, servizi, contatti efficacemente collegate tra loro. L’utente deve poter reperire le informazioni che cerca velocemente, ma deve anche essere stimolato a visionare tutte le pagine del sito, per avere una brand experience completa. Per gli artisti è inoltre importantissimo inserire delle pagine aggiornabili con il proprio curriculum vitae, il portfolio e lo statement;
    • Le testimonianze: al giorno d’oggi sul web la recensione ha un grande valore di brand awareness. Mostrare i commenti o i giudizi veritieri dei collezionisti, dei giornalisti o dei visitatori nella home page, vuol dire aumentare la credibilità del brand, che si tratti di un museo, di una galleria, di un artista o di un professionista;
    • La Call To Action: è il vero e proprio “obiettivo” del sito web, che per l’arte significa generare dei lead, ovvero raccogliere informazioni e contatti su utenti potenzialmente interessati.

    Un sito web vetrina per l’arte, pur essendo molto semplice, oltre ad essere utile per il reperimento di informazioni, è altrettanto importante per raggiungere e ampliare il proprio pubblico di potenziali collezionisti, giornalisti, visitatori.

    Per realizzare un sito web vetrina affidati a professionisti del settore, che saranno in grado di supportarti al meglio nella sua creazione, valorizzando a pieno la tua attività.

    Photo Credits: Agorà Gallery

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    Dior e l’Arte

    Dior e l'Arte Art Rights Magazine
    Dior e l'Arte Art Rights Magazine

    DIOR E L’ARTE

    Come Maria Grazia Chiuri ha rivoluzionato il celebre brand di moda con l’Arte

    Dopo avervi raccontato del legame con l’Arte di Moncler, Gucci, Louis Vuitton e Prada, ecco che anche Dior partecipa alla rivoluzione dei valori che sta investendo il fashion system, attraverso la contaminazione con l’arte, che sta diventando la conditio sine qua non di ogni sfilata e collezione.

    Fin dal suo insediamento nella maison Dior, avvenuto nel settembre 2016, la Creative Director Maria Grazia Chiuri aveva un obiettivo: valorizzare e mettere in luce il grande savoir-faire della casa di moda, iniettando creatività e contemporaneità attraverso i valori dell’arte e della cultura.

    Oggi la Chiuri è direttrice creativa di Dior Haute Couture ma la sua carriera inizia molto prima, quando viene assunta come stilista nel 1989 da Fendi e successivamente nel 1999 da Valentino. 

    Da subito Maria Grazia Chiuri dimostra come la moda sia davvero una materia interdisciplinare, che non può limitarsi al semplice sviluppo di una creatività tecnica senza avere riferimenti culturali. Per la stilista, infatti, è fondamentale avere un background formativo e coltivarlo sempre. In Dior, ad esempio, ha creato un Cultural Office che la supporta per fare ricerche storico artistiche che poi saranno fonte di ispirazione per le sue collezioni.

    Da qui l’esigenza di creare un forte legame tra moda e arte, che l’italiana Chiuri sfrutta per dare maggior risalto all’enorme potere evocativo e alla forza attrattiva che da sempre contraddistinguono la maison. 

    In particolare la sua attenzione è rivolta alle artiste donne. La tematica femminista è infatti molto cara a Maria Grazia Chiuri, che dal suo arrivo in Dior, ha fatto molto parlare di sé per essere la prima donna a dirigere il brand dopo 70 anni.

    Il rapporto con l’arte femminile, in particolare quella surrealista, appare evidente nella Haute Couture Primavera Estate 2018, ispirata al periodo in cui Christian Dior aveva una galleria d’arte a Parigi dove conosce, sponsorizza e collabora con l’artista surrealista italiana, Leonor Fini. Altre artiste surrealiste messe in risalto da Maria Grazia Chiuri per Dior sono state Lee Miller, Dora Maar, Leonora Carrington e Jacqueline Lamba .

    “Le donne surrealiste sono meno note rispetto agli uomini e spesso le conosciamo come muse piuttosto che come artiste di talento quali erano in realtà. Erano figure molto moderne, anticonformiste per l’epoca in cui vivevano, e il modo in cui esprimevano se stesse attraverso l’abbigliamento è da tempo oggetto di grande interesse per me”.

    Non a caso Dior ha sponsorizzato nel 2019 una mostra a Milano dal titolo “Il soggetto Imprevisto – 1978 Arte e Femminismo in Italia”, che ha offerto una riflessione su moda, femminismo, arte, innovazioni e tradizione.

    A proposito di arte e tradizione, negli ultimi due anni la Creative Director di Dior, attraverso numerose collaborazioni con artisti contemporanei, ha posto le basi di un nuovo metodo per creare una collezione che intrecci arte, storia ed eleganza.

    Pensiamo allo show di Dior a Marrakech per la collezione Cruise 2020: a partire dai Tessuti Wax (l’omonima tecnica artigianale di stampa, composta da molteplici passaggi per imprimere motivi e colori sui tessuti) la Chiuri ha affidato ad artisti e designer di provenienza africana i codici della maison perché ne facessero un’interpretazione personale in chiave Wax: tra questi troviamo anche l’artista Mickalene Thomas.

    Recentemente Maria Grazia Chiuri ha incantato il mondo intero con la Cruise 2021, tenutasi in piazza Duomo a Lecce. “Strenght and Dignity”, “Forza e Dignità” si leggeva tra le frasi scritte nelle oltre 30mila lampadine a Led che componevano la straordinaria scenografia luminosa pensata per l’occasione dall’artista Marinella Senatore. Proprio queste, infatti, sono le due caratteristiche principali del popolo salentino, in particolare delle donne, ben descritte dai canti popolari della “pizzica” che facevano da sottofondo alla sfilata.  

    E’ inoltre di questi giorni la notizia di una nuova collaborazione, in cui Kim Jones ha disegnato la collezione uomo primavera / estate 2021 in all’artista ghanese Amoako Boafo, un ritrattista che usando la sua tecnica del “finger painting”. Jones ha usato i pattern degli abiti delle figure di Boafo traducendoli in veri e propri ricami all’interno dello stile Dior.

    Maria Grazia Chiuri è dunque lei stessa un’artista che, attraverso l’arte, il femminismo e la tradizione, sta rivoluzionando la maison Dior con un approccio culturale alla moda capace non solo di farsi strada nel mercato ma anche, e soprattutto, di orientarsi nel mondo.

    E tu, sei pronto a scoprire le prossime collaborazioni tra Arte e Moda?

    Tutela, Valorizzazione e Promozione dell’arte

    TUTELA, VALORIZZAZIONE E PROMOZIONE DELL’ARTE

    I tre aspetti della gestione del bene che bisogna conoscere per fare Marketing Culturale

    Tutela, valorizzazione e promozione sono i concetti guida che chi opera nel settore del marketing culturale deve conoscere per gestire e comunicare l’arte.

    Vediamo cosa significano.

    Per tutela si intende ogni azione, a seguito di adeguata attività conoscitiva, atta a riconoscere, proteggere e conservare i beni del nostro patrimonio culturale, così da poterne assicurare la pubblica fruizione.

    Per un museo tutelare un bene significa salvaguardare la sua integrità per preservare la memoria della comunità e del suo territorio.

    Per una fiera d’arte contemporanea tutelare un’opera significa proteggerla dal rischio di eventuali danni, in vista non solo della sua pubblica fruizione, ma anche di un atto di vendita.

    La tutela, è poi strettamente connessa al concetto di valorizzazione, mediante il quale si vuole rendere il bene fruibile e accessibile ad un pubblico più o meno vasto ed eterogeneo, per ampliare la sua conoscenza. 

    Nel mondo dell’arte ciò è possibile attraverso non solo una mostra al museo o in galleria, ma anche attraverso il libero accesso ad una collezione privata o allo studio di un artista.

    Alla tutela e valorizzazione si aggiunge la promozione dell’arte, senza la quale il pubblico difficilmente entrerebbe in contatto con il bene.

    Tutela, valorizzazione e promozione sono aspetti con finalità diverse, ma strettamente interconnessi, da tenere in considerazione quando si sceglie di attuare una strategia marketing culturale.

    Prendiamo un museo, in che modo un’istituzione può promuovere la propria collezione nel rispetto della tutela del bene? 

    Come prima cosa iniziando a strutturarsi con una maggiore presenza e offerta digitale per la valorizzazione e gestione del patrimonio. Recuperare il gap tecnologico, avvalendosi di una strategia digitale e dell’innovazione è il primo passo da compiere in vista di un’accessibilità maggiore, nel rispetto dell’integrità e della salvaguardia del bene.

    Anche per gli artisti è possibile valorizzare le proprie opere attraverso una strategia digitale? Certo!

    Come?

    Tenendo in considerazione i valori intrinseci dell’Arte, le istanze e gli obiettivi del singolo artista, a livello commerciale e culturale.

    Per questo motivo diventa fondamentale la scelta dei canali di comunicazione, lo storytelling e le immagini che devono rispecchiare e rispettare i valori del settore e del target di riferimento.

    E per quanto riguarda una galleria o un’azienda che opera nel settore artistico?

    Per queste realtà, che seguono più strettamente le dinamiche commerciali, avere una strategia di marketing culturale efficace risulta altrettanto fondamentale.

    Dato che lo scopo di queste realtà è in primo luogo legato alla vendita di un “prodotto o servizio culturale”, si pone necessariamente l’esigenza di una “mediazione culturale” tra la domanda e l’offerta, che tenga conto delle tante ricadute che la promozione del patrimonio ha sull’economia del territorio e a livello sociale. 

    Capiamo bene quindi che tutela, valorizzazione e promozione costituiscono una inseparabile triade, fondamentale per costruire una strategia di marketing culturale con specifiche metodologie, che solo grazie alle competenze dei professionisti del settore è possibile attuare.

    Photo Credits: British Museum

    Se anche tu vuoi implementare la tua strategia di marketing culturale per la tua attività di artista o professionista nel mondo dell’arte, contattaci

    Art Backers Agency è la prima agenzia di Marketing Culturale e Comunicazione interamente dedicata al mondo dell’Arte 3.0.
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