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    Artisti e Violazione dei Diritti

    ARTISTI E VIOLAZIONE DEI DIRITTI

    I best case più importanti da conoscere

    Dopo la vendita della propria opera, un artista continua ad esercitare i propri diritti, decidendo anche di disconoscere la propria opera se la sua integrità fisica risulta alterata rispetto allo status originario.

    Ecco i più importanti, più uno recente

    Photo Credits: l’opera “Log Cabin Facade” dell’Artista Cady Noland

    Per un artista vendere un’opera d’arte è sempre una gioia e un dolore: ma come cambia, a livello legale, il rapporto tra artista e opera dopo la vendita?

    Partiamo dal presupposto che con la vendita dell’opera, l’artista non cessa di esercitare diritti sulla stessa. 

    La legge sul Diritto d’autore (legge 22 aprile 1941 n. 633 e succ. mod.) garantisce all’autore di un’opera, insieme al diritto patrimoniale di sfruttarla, anche il diritto morale di rivendicarne la paternità, opponendosi a modifiche o interventi a danno dell’opera stessa, comprese quelle che alterano le modalità di presentazione al pubblico, come volute e immaginate dall’artista.

    Spesso i diritti degli artisti, soprattutto quelli morali, sono sottovalutati: negli anni infatti non sono mancate diatribe legali tra collezionisti, galleristi e artisti i quali, vedendo la propria opera alterata rispetto al suo status originario, scelgono di intentare cause arrivando a disconoscere l’opera.

    L’ARTISTA PAT LIPSKY

    Tra gli episodi più recenti, quello dell’artista Pat Lipsky che ha fatto causa alla Spanierman Gallery di New York e alla piattaforma Artspace, appellandosi all’Artist Authorship Rights Act (1984) dello Stato di New York, che conferisce agli artisti il diritto di rivendicare o negare la paternità di un’opera e di opporsi alla sua esposizione, pubblicazione o riproduzione in una forma alterata.

    La protesta della Lipsky nasce dal fatto che le immagini utilizzate per vendere online il suo dipinto “Bright Music II” (1969) fossero state manipolate, alterando la composizione e la luce dell’originale per mascherare i danni del tempo e che ciò avrebbe causato un forte calo nelle vendite delle sue opere. L’artista ha dichiarato che non aspira soltanto al risarcimento dei danni subiti, ma anche a denunciare il comportamento delle gallerie online, per l’artista troppo concentrate sul risultato economico e poco rispettose nei confronti dell’artista e dell’opera nella sua essenza.

    Ma anche in passato non sono mancati altri casi di artisti che non hanno gradito interventi conservativi o di vero e proprio restauro sulle opere.

    L’ARTISTA CADY NOLAND

    Ricordiamo Cady Noland, artista impegnata in una complessa controversia contro una galleria tedesca e il collezionista Scott Mueller. Quest’ultimo, dopo aver acquistato nel 1990 l’opera “Log Cabin Facade”, una scultura che rappresenta la facciata di una baita formata da tronchi di legno, ha deciso di rivendere l’opera tramite la galleria tedesca dopo averla fatta restaurare, sostituendo tutte le parti di cui era composta. Nonostante la fedeltà al progetto originale, la Noland non ha gradito l’operazione avvenuta senza il suo consenso, opponendosi così alla vendita sulla base delle norme introdotte nel 1990 dal Visual Artists Right Act (VARA), che attribuiscono all’artista il diritto di rinunciare all’autorialità dell’opera.

    Ci sono stati artisti che sono arrivati a disconoscere le proprie opere.

    L’ARTISTA GERHARD RICHTER E ALTRI…

    Tra i più eclatanti il caso dell’artista tedesco che ha disconosciuto interamente tutte le opere derivate dal suo periodo giovanile in Germania, perché realizzate in uno stile che non sentiva più suo. 

    L’italiano Giorgio De Chirico ha rifiutato tutti i suoi lavori del periodo pre-metafisico, quindi precedenti al 1939. Infine l’artista scozzese Peter Doig, nel 2016 è stato chiamato in giudizio dalla corte federale di Chicago per essersi rifiutato di rilasciare l’autentica di un’opera che non riconosceva come propria e smentendo ogni possibilità di attribuzione: la corte ha così attestato la veridicità delle affermazioni di Doig.

    Le opere d’arte sono parte dell’artista stesso, sono la sua rappresentazione, per questo diventa fondamentale per il collezionista, così come per i galleristi, mantenere fede alla loro stessa natura, nel rispetto della creatività e dei diritti inalienabili degli artisti che le hanno create. 

    Per far questo è necessario rivolgersi a professionisti del settore che operano in dialogo con gli artisti prima di effettuare un qualsiasi intervento sull’opera, che si tratti della sua digitalizzazione finalizzata alla vendita online, o di un intervento conservativo e di restauro, come spiega Isabella Villafranca Soissons, Direttrice del Dipartimento di Conservazione e Restauro di Open Care a Milano in questa intervista sul restauro delle opere d’arte contemporanea.

    E tu, conosci i tuoi diritti?

    Direct Email Marketing e Newsletter: le differenze

    DIRECT EMAIL MARKETING E NEWSLETTER

    Come abbiamo visto l’Email Marketing è uno strumento fondamentale all’interno di una Digital Strategy, perché rappresenta la forma di web marketing con il ROI (Return on Investment) più elevato, anche per il settore culturale.

    Gli strumenti principali di email marketing sono la DEM acronimo che sta per Direct Email Marketing e la Newsletter, con metodologie e finalità estremamente differenti tra loro, che occorre conoscere per capire quando usare l’una o l’altra.

    Partiamo dalle Newsletter, ovvero email dal carattere informativo destinate agli utenti della nostra mailing list che vogliono mantenere i contatti con noi, ricevere aggiornamenti sulle mostre, le attività dei musei, la partecipazione alle fiere, etc. Oltre alla classica compilazione di un form sul sito o cartaceo in sede, l’utente può iscriversi alla mailing list attraverso i famosi lead magnet che garantiscono un benefit come un eBook, contenuti extra, o l’accesso a webinar e corso di e-learning.

    Anche nel mondo dell’arte gli obiettivi delle newsletter sono:

    • Fare branding comunicando la storia e i valori del museo, della galleria o dell’artista;
    • Generare traffico sul sito web;
    • Aumentare i contatti e coltivare la relazione con il pubblico e i collezionisti;
    • Fare lead nurturing, quel processo che prevede l’invio di contenuti personalizzati e rilevanti per gli utenti. 

    La Direct Email Marketing è derivata dalle Newsletter, ma presenta caratteristiche e scopi diversi. 

    La DEM ha una natura più commerciale e meno informativa. Il suo obiettivo è quello di promuovere servizi o prodotti con lo scopo di convincere il cliente all’acquisto. Si tratta quindi di uno strumento legato al direct marketing e quindi alla vendita diretta. Questa strategia può essere messa in campo per conquistare nuovi clienti e ricontattare quelli già acquisiti attraverso up-selling e cross-selling.

    La Direct Email Marketing viene inviata con meno frequenza rispetto alle Newsletter e punta al push diretto sui propri destinatari con scontistica e promozioni sui servizi. Inoltre, il target della DEM è molto segmentato ed è scelto a tavolino. Rispetto alla Newsletter che richiede comunque una profilazione, la DEM segmenta più nel dettaglio l’audience a cui verrà rivolta l’email contenente un’offerta pensata ad hoc. Ad esempio se uno studio legale per l’arte vuole promuovere uno sconto sulle consulenze destinate agli artisti, l’email sarà indirizzata solo a questo segmento, non all’intero database.

    Nell’arte la DEM è raramente utilizzata da musei, gallerie e istituzioni che invece prediligono l’utilizzo della Newsletter. Il motivo è semplice e strettamente connesso alla natura del settore artistico che richiede strategie, azioni e metodologie specifiche del Marketing Culturale. Per il mondo della cultura, infatti, si pone l’esigenza di una “mediazione culturale” tra la domanda e l’offerta, sia essa di un artista, distributore o valorizzatore. D’altra parte la Direct Email Marketing può essere uno strumento più adatto ai professionisti dell’arte, freelancer, studi professionali, società di servizi e start up dell’arte, ovvero realtà più legate ad una logica commerciale e quindi più predisposti all’utilizzo di strumenti di marketing tradizionale.

    Conoscere le differenze tra i diversi strumenti di marketing è indispensabile per capire quali sono quelli più adatti al settore culturale, come riadattarli alle nostre esigenze e se effettivamente conviene servirsene nei contesti operativi. 

    Per fare ciò è sempre buona norma affidarsi a professionisti, in grado di consigliarvi sulle strategie di marketing e comunicazione più in linea con i vostri obiettivi!

    Photo Credits: Aundre Larrow

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    Intervista a Nicoletta Rusconi, Collezionista, Art Advisor e Founder Nicoletta Rusconi Art Projects – ProfessioneARTE.it

    Le Interviste di ProfessioneArte.it

    Lei è Nicoletta Rusconi, Collezionista, Art Advisor e Founder Nicoletta Rusconi Art Projects – ProfessioneARTE.it

    Cinque domande per conoscere in anteprima i grandi  professionisti dell’arte, le quotidiane sfide da affrontare, le scelte che hanno determinato il loro percorso nel sistema e nel mercato dell’arte, i cambiamenti all’insegna del digitale e i consigli per chi desidera intraprendere la stessa carriera in collaborazione con ProfessioneARTE.it.

    50 anni di Art Basel: la storia di un mito

    I 50 anni di Art Basel Art Rights Magazine

    50 ANNI DI ART BASEL: LA STORIA DI UN MITO

    Art Basel, la fiera d’arte più importante del mondo, spegne 50 candeline.

    Photo Credits: Art Basel

    Il New York Times la definisce “Olimpiade dell’arte”, il quotidiano parigino Le Monde “la migliore al mondo”, la Frankfurter Allgemeine Zeitung intitola “L’arte nella sua forma migliore”, mentre Vogue la presenta come “Il più bel museo temporaneo del mondo”.

    Art Basel non è una semplice fiera, ma è LA fiera, probabilmente la più importante del sistema dell’arte nel mondo.

    Nel 2020 Art Basel, diretta da Marc Spiegler, celebra i 50 anni dalla fondazione e per questo vogliamo ripercorrere la sua storia per conoscere le dinamiche che l’hanno resa un vero e proprio brand famoso in tutto il mondo, non solo nel settore dell’arte.

    Seppure attualmente Art Basel faccia capo al gruppo MCH, proprio per i suoi 50 anni, la gestione della fiera risulterebbe compromessa, questo a causa dell’emergenza da Coronavirus che ha causato la cancellazione della tappa di Hong Kong e quella tradizionale di Basilea, per rimandare tutto al 2021. 

    E’ di questi giorni la notizia di un cambio di rotta ai vertici di MCH Group SA, infatti la società Lupa Systems, capitanata da James Murdoch, figlio del celeberrimo Rupert, ha ufficialmente acquisito il 49% delle azioni del gruppo, presentando un piano e una strategia di rilancio per la fiera.

    Ma tornando alla storia della fiera, Art Basel è nata dalla collaborazione tra tre galleristi svizzeri: Ernst Beyeler (la cui fondazione omonima è oggi una delle punte di diamante del sistema espositivo internazionale), Trudl Bruckner e Balz Hilt. La sua prima edizione si è svolta nel 1970 (all’epoca si chiamava semplicemente “Art”) attirando oltre 16.000 di persone per 90 gallerie presenti.

    La sua collocazione nel Messen, termine tedesco che richiama i mercati che durante il Medioevo si svolgono nei periodi delle festività, prefigura quella che è la sua missione, ovvero essere la piazza principale per il mercato dell’arte, capace di attirare fino a 93.000 visitatori, collezionisti da 80 paesi e più di 400 rappresentanti di musei internazionali (dati relativi all’edizione di Basilea del 2019). 

    Da subito Art Basel si distingue dalle altre manifestazioni a puro scopo economico, ponendo in risalto la sua natura culturale, oltre che commerciale. Nel 1973 Ernst Beyeler e Leo Castelli, tra i più importanti galleristi in quegli anni, organizzano la prima mostra collaterale ad una fiera, per attirare un pubblico interessato agli aspetti non soltanto economici dell’evento.

    Nel 1975, a soli cinque anni dalla sua fondazione, Art Basel è riuscita a diventare la principale fiera di arte contemporanea a livello internazionale, ospitando oltre 300 gallerie, e dettando le regole vincenti di una manifestazione d’arte contemporanea. Infatti sulla sua scia vengono fondate negli anni seguenti una moltitudine di altre esposizioni, tutte poggianti sugli stessi principi organizzativi: la presenza di comitati di selezione esigenti, la scelta di location molto simili – ampie, anonime e vuote, le opere presentate di artisti moderni e contemporanei.

    Ai primi del Duemila nasce “Art Basel UNLIMITED” che trascende il concetto del classico stand espositivo con un ambiente a pianta aperta per ospitare le opere più straordinarie e monumentali di grandi artisti che spesso vedono la collaborazione di più gallerie partecipanti alla fiera per la produzione dell’opera.

    Al 2002 risale la prima tappa oltreoceano, a Miami Beach; mentre è del 2013 quella di Hong Kong: proprio grazie alla sua dimensione globale Art Basel diventa nel tempo termometro dei desideri del mercato d’arte. 

    Qualità elevata, grande varietà e partecipazione internazionale hanno regalato ad Art Basel una considerazione senza eguali. Collezionisti, artisti, direttori di musei, curatori e professionisti partecipano a questo appuntamento annuale della scena artistica (Marzo a Hong Kong, Giugno a Basilea e Dicembre a Miami) per vedere l’offerta più grande e selezionata del mercato internazionale dell’arte e incontrare gli insider della scena artistica internazionale.

    Tra le storiche gallerie italiane partecipanti alla fiera quella di Massimo Minini si aggiudica il primato, con la sua prima partecipazione nel 1977 e l’assegnazione del premio alla carriera “Basel Art” nel 2017. 

    Per festeggiare i 50 anni Art Basel aveva in programma un grande progetto artistico intercontinentale (Basilea, Miami e Hong Kong), curato da un prestigioso team intergenerazionale (Kasper König, Christina Li e Hamza Walker) che naturalmente è stato annullato a causa del Covid 19, così come i suoi appuntamenti fisici ad Hong Kong e Basilea. 

    Art Basel, seppure limitata nella sua fisicità, ha comunque dato prova di essere un brand capace di reinventarsi anche nei momenti di crisi grazie all’online: le Viewing Rooms prima di Hong Kong e poi di Basilea hanno ottenuto risultati limitati ma incoraggianti per il futuro, facendo da apripista alla dimensione digitale delle fiere d’arte.

    E tu, sei mai stato ad Art Basel?

    E-Learning per l’arte

    E-LEARNING PER L’ARTE

    La formazione e lo studio nel mondo dell’arte e della cultura passa anche dall’online.

    L’e-learning è un metodo di studio, apprendimento e trasferimento di competenze basato su lezioni e corsi di formazione che si svolgono interamente online, dove gli utenti possono partecipare in diretta o rivedere i contenuti on demand.

    I corsi possono essere gratuiti o a pagamento, e hanno determinate caratteristiche:

    • Possono essere fruibili attraverso dei live webinar dove si ha la possibilità di interagire e fare domande direttamente ai docenti
    • Contenuti on demand e gamification: in questo caso i contenuti rimangono disponibili 24 ore su 24, organizzati secondo un percorso di apprendimento che parte normalmente dagli argomenti generali fino ad arrivare ai singoli approfondimenti. Durante il percorso poi possono essere presenti elementi di gamification come quiz per verificare la preparazione in corso d’opera.
    • Al termine del corso viene rilasciato un certificato nominale che attesta la partecipazione dell’utente

    Questo metodo è già largamente utilizzato in svariati settori, ma durante il lockdown è stato preso in considerazione anche da realtà culturali impossibilitate a svolgere lezioni fisiche.

    Non solo università e istituti di formazione, ma anche musei come il MoMA o ancora il Sotheby’s Institute for Art sono stati in grado di offrire una vera e propria sezione dei loro siti, dedicata all’e-learning.

    Il grande vantaggio dell’e-learning per l’arte è quello di poter imparare direttamente dai grandi artisti e professionisti del settore, veri e propri insider che svelano dinamiche e processi di un mondo tipicamente di difficile comprensione.

    In questo senso, l’unico e-learning italiano dedicato interamente al mondo e al sistema dell’arte, è ProfessioneARTE.it.

    Piattaforma che offre la possibilità agli utenti di partecipare a live webinar con galleristi, art advisor, avvocati e altri professionisti dell’arte, così come di rivedere la registrazione 24 ore su 24.

    ProfessioneARTE.it inoltre offre alcuni corsi totalmente gratuiti, divisi per 3 argomenti principali, Sistema & Mercato dell’Arte, Valorizzazione e Conservazione, che trattano tematiche innovative come Arte & Social Media, Digital Strategy, Arte & Fiscalità e molte altre ancora, per una panoramica davvero completa ed esaustiva.

    L’e-learning per l’arte è un terreno ancora vergine, che necessita di investimenti su contenuti che possano essere utili e puntuali, ma allo stesso tempo accessibili per tutti coloro che vogliono fare dell’arte la propria professione.

    Photo Credits: Sotheby’s Institute of Art

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    Il legame tra Archivi d’Artista e Gallerie

    Il legame tra Archivi d'artista e Gallerie Art Rights Magazine
    Il legame tra Archivi d'artista e Gallerie Art Rights Magazine

    IL LEGAME TRA ARCHIVI D’ARTISTA E GALLERIE

    Gli Archivi d’Artista ricoprono un ruolo fondamentale per il sistema e il mercato dell’arte, che oggi vede il supporto anche delle gallerie d’arte.

    Scopriamo in che modo

    Photo Credits: MoMa of New York

    Gli Archivi d’Artista hanno compiti non affatto semplici: accogliere, acquisire, registrare e documentare, queste tra le azioni chiave che ne determinano il loro valore per la comunità dell’arte e punto di riferimento per i collezionisti. 

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    Portare avanti le attività di un Archivio richiede un team di professionisti, insieme a un network di conoscenze e budget che spesso mancano nella maggior parte dei casi.

    Oggi e sempre di più, gli Archivi d’Artista necessitano di un’evoluzione, seguendo le potenzialità delle nuove tecnologie come la digitalizzazione, vera chiave di volta per una gestione in progress e una condivisione dei dati quasi immediata, ma in totale privacy e sicurezza, come quella offerta dalla piattaforma Art Rights. 

    Ecco allora che un Archivio d’Artista “avanzato” deve dimostrare di essere in grado di agire con professionalità, strumenti e metodologie che permettono di diventare attori protagonisti nella gestione delle informazioni, non più e soltanto esperti da consultare per verificare l’autenticità delle opere a favore di terzi. 

    Si tratta di un compito arduo e di non facile attuazione per un gran numero di Archivi d’Artista.

    Per questo negli ultimi anni gli Archivi d’Artista hanno trovato nelle gallerie d’arte, ma non solo, veri e propri alleati, anche quando gli eredi decidono di rinunciare alla gestione del lascito, per attività di management, valorizzazione e promozione unita alla vendita. 

    Le gallerie d’arte che gestiscono, totalmente o in parte, un Archivio d’Artista, sono in crescita e tra le più note troviamo:

      • Pace Gallery, in collaborazione con la divisione Art Agency Partners di Sotheby’s per Vito Acconci
      • David Zwirner per Ruth Asawa, Joan Mitchell, Josef Albers e Diane Arbus
      • Hauser & Wirth rappresenta oltre 20 archivi tra cui Philip Guston, Arshile Gorky e Gunther Forg
      • Dep Art Gallery per l’artista Turi Simeti

    Ma in che modo e con quali attività le gallerie d’arte possono supportare gli Archivi d’Artista?

    A seconda della dimensione e del valore della galleria, questa può garantire:

    • Staff interni specializzati e dedicati alle attività legate all’archivio;
    • Servizi e professionalità dedicate come registrar, assicuratori, consulenti legali e fiscali, restauratori;
    • Promozione e vendita delle opere nelle fiere d’arte;
    • Organizzazione di mostre nei propri spazi;
    • Creazione di opportunità di collaborazione in contesti ufficiali quali musei ed istituzioni;
    • Realizzazioni di pubblicazioni quali cataloghi di mostre o “ragionati”;
    • Organizzazione dell’archivio delle opere e del magazzino. 

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    La collaborazione con l’Archivio, permette così alla galleria che si fa carico della sua gestione in accordo con gli eredi, di diventare punto di riferimento per il mercato e per i collezionisti che si rivolgeranno a loro per acquisire o vendere opere, così come per i musei e le istituzioni interessate a prestiti o pubblicazioni.

    La partnership tra Archivi d’Artista e gallerie d’arte è una realtà consolidata da tempo, ma che oggi porta a nuovi scenari ancora in divenire.

    E tu, conoscevi il legame tra Archivi d’Artista e Gallerie d’arte?


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    I Marketplace per l’arte

    MARKETPLACE PER L’ARTE

    I Marketplace sono strumenti validi per potenziare la tua digital strategy?

    Acquistare online è ormai un modo per accedere a beni o servizi in modo semplice e rapido. Lo dicono anche i trend che, nell’ultimo anno, hanno visto un forte incremento delle vendite online di opere d’arte: i dati del 2019 parlano di un volume di scambi pari a $5,9 miliardi, rappresentando quindi il 9% delle vendite globali pari a $64,1 miliardi.

    Oggi sempre più artisti e gallerie sentono l’esigenza di accedere ad un luogo virtuale dove avvengono acquisti che, per il mondo dell’arte, interessano principalmente opere più che servizi. Questi spazi sono i marketplace, che generalmente possono essere verticali (unica tipologia di prodotto) o orizzontali (quindi prodotti e servizi diversi): per il mondo dell’arte prevale la prima tipologia.

    Ma facciamo un passo indietro: che cos’è un marketplace?

    Un marketplace è una piattaforma di scambi commerciali in cui artisti e gallerie possono proporre l’acquisto di opere ai collezionisti di tutto il mondo. Ogni utente ha un suo specifico catalogo indicizzato e gestisce gli ordini in autonomia, così come i resi, le transazioni e la documentazione necessaria per vendere l’opera. 

    Per le gallerie il marketplace più famoso è sicuramente Artsy, piattaforma che dichiara di effettuare vendite a cinque cifre fino a 100mila dollari.

    Per gli artisti invece Saatchi Art è la principale galleria d’arte online (oltre 110,000 artisti presenti) che sta ridefinendo l’esperienza di acquisto e vendita d’arte per artisti e buyers.

    Come si accede ad un marketplace? 

    Ciò che contraddistingue queste piattaforme è il sistema dell’affiliazione che ha caratteristiche specifiche stabilite dalla piattaforma, attraverso piani di subscription, programmi di affiliazione e percentuali di commissione sulle vendite.

    Ma perché un artista o una galleria dovrebbe affiliarsi a queste piattaforme? 

    Per prima cosa, i marketplace generano un enorme traffico di utenti, quindi chiaramente ci sono maggiori possibilità di vendere le opere attraverso questo canale.

    In secondo luogo, hanno guadagnato nel tempo una certa affidabilità, sia per quanto concerne il meccanismo delle spedizioni, sia per la semplicità e la sicurezza di acquisto (un aspetto non da poco considerando il valore delle opere d’arte).

    Altri vantaggi che si possono ottenere dai marketplace dell’arte sono l’aumento di visibilità e la crescita di networking. Affiliarsi ad un marketplace vuol dire far parte di una community in grado di creare connessioni con collezionisti internazionali.

    Inoltre a seconda delle piattaforme, è possibile usufruire di servizi collaterali a supporto del proprio business come consulenze e formazione (attraverso per esempio webinar) per la definizione e il potenziamento di strategie digitali.

    Sono quindi delle piattaforme indicate per incrementare le tue vendite? Forse, ma solo se utilizzate secondo obiettivi e all’interno di una strategia precisa. Inoltre sono una palestra ottimale per la tua logistica: vendere sui marketplace ti darà modo di gestire il tuo magazzino, gli ordini e il packaging.

    Una avvertenza importante: la vendita sui marketplace non si improvvisa, richiede capacità, strumenti, e tattiche da attuare a breve, medio e lungo termine. 

    Diventa quindi fondamentale acquisire competenze specifiche o avvalersi di un digital strategist professionista che lavorerà al tuo fianco per aiutarti a delineare la strategia migliore nei mercati nazionali e internazionali e ad accrescere la tua visibilità online.

    Photo Credits: Nelly Duff Gallery London

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    Intervista a Domenico Filipponi, Art Advisor per Cordusio Fiduciaria – ProfessioneARTE.it

    Intervista a Domenico Filipponi Cordusio Art Rights Magazine

    Le Interviste di ProfessioneArte.it

    Lui è Domenico Filipponi, Art Advisor per Cordusio Fiduciaria

    Cinque domande per conoscere in anteprima i grandi  professionisti dell’arte, le quotidiane sfide da affrontare, le scelte che hanno determinato il loro percorso nel sistema e nel mercato dell’arte, i cambiamenti all’insegna del digitale e i consigli per chi desidera intraprendere la stessa carriera in collaborazione con ProfessioneARTE.it.

    L’Email Marketing per l’arte

    L’EMAIL MARKETING PER L’ARTE

    L’email è uno degli strumenti più efficaci per comunicare con il pubblico e aumentare le conversioni.

    L’Email marketing consiste nel creare e inviare comunicazioni via email, con l’obiettivo di implementare le relazioni col proprio audience, comunicare informazioni e aggiornamenti di natura promozionale.

    All’interno di una Digital Strategy l’email marketing gioca un ruolo fondamentale, perché rappresenta lo strumento di web marketing con il ROI (Return on Investment) più elevato, ovvero garantisce i risultati più performanti in termini di conversione degli utenti

    Per quale motivo? 

    Perché visitatori e collezionisti avvertono un senso di esclusività e di immediatezza insito nella comunicazione one-to-one e perché desiderano ricevere aggiornamenti in tempo reale.

    I due canali principali attraverso cui si fa email marketing sono le DEM (Direct Email Marketing) e le Newsletter che hanno scopi differenti tra loro: le prime hanno una finalità più commerciale, mentre le altre più informativa. 

    In generale, tra i maggiori utilizzi dell’email marketing, sulla base degli specifici strumenti e a seconda della propria attività, troviamo:

    • Informare gli utenti su news del mondo dell’arte, inaugurazioni, partecipazioni a fiere o nuove opere disponibili;
    • Fare Storytelling per costruire un personal brand: raccontare chi siamo, cosa facciamo e quali sono i nostri obiettivi;
    • Stabilire una connessione con il tuo pubblico, aumentando l’engagement e la fidelizzazione;
    • Promuovere mostre, opere d’arte, servizi o eventi culturali;
    • Vendere un prodotto o un servizio. 

    Qual è l’errore assolutamente da evitare per chi fa email marketing? 

    Non portare gli utenti a cliccare il tasto “Unsubscribe” per interrompere l’invio delle nostre comunicazioni. Per evitare ciò bisogna tenere a mente alcuni consigli…

    La tua Mailing List è una risorsa dal valore inestimabile: usala bene e soprattutto con i giusti metodi e sistemi. 

    Diventa fondamentale quindi la rilevanza dei contenuti, ovvero inviare comunicazioni precise, customizzate in base agli interessi, alle abitudini e alle aspettative degli utenti. In quest’ottica è bene disporre di un database altamente segmentato per far sì che le proprie comunicazioni conservino un carattere di esclusività rispetto alla propria audience. Ad esempio il database di una galleria potrà essere suddiviso in: stampa (segmentata per geotag e tipologia), collezionisti (segmentati per geotag e artisti d’interesse), visitatori (segmentati per geotag e arte d’interesse) e così via…

    Tra le best practice da tener presente per aumentare engagement e conversioni attraverso l’email marketing ci sono anche la leggibilità e la fruibilità. Molto importante è l’accessibilità multi-dispositivo – vale a dire l’ottimizzazione anche per mobile, dal momento che ben il 48% delle email viene aperto dal proprio smartphone; inoltre è necessario scegliere strategicamente gli orari e la frequenza di invio, oltre al layout dell’email: un copywriting semplice e scorrevole alternato ad immagini colorate e accattivanti renderanno di certo la lettura della tua email meno noiosa!

    Reperire nuovi pubblici, accrescere le opportunità di vendita online e fidelizzare la propria audience: i vantaggi dell’email marketing sono davvero tanti.

    Tuttavia per poter ottimizzare la propria comunicazione via email è necessario studiare e segmentare strategicamente il proprio target, al fine di produrre contenuti realmente capaci di incrementare il livello di engagement e di conversione, grazie anche al monitoraggio costante delle proprie campagne.

    Per il mondo dell’arte, questo vuol dire fidelizzare il proprio pubblico di collezionisti, visitatori, art lovers, stampa e professionisti, attraverso una comunicazione personalizzata, rapida ed efficace, ma soprattutto costante.

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    Il Copywriter per l’arte: il professionista della scrittura

    IL COPYWRITER PER L’ARTE: IL PROFESSIONISTA DELLA SCRITTURA

    Una figura sempre più importante nelle strategie digitali di musei, professionisti e artisti.

    Abbiamo già parlato dell’importanza del copywriting e del suo uso nel mondo dell’arte, ma è altrettanto importante capire chi è il copywriter, quali sono le sue competenze e il suo background professionale per riuscire a comunicare efficacemente nel mondo dell’arte.

    Il copywriter è una figura specializzata in comunicazione e marketing, con una grande conoscenza del linguaggio pubblicitario, specialmente nelle tecniche di scrittura persuasiva, oltre ad una grande padronanza dell’ortografia e della grammatica.

    Il suo obiettivo è produrre contenuti testuali emozionali, che creino engagement con i potenziali clienti e che allo stesso tempo comunichino i valori aziendali in un linguaggio chiaro, conciso ed efficace.

    Può scrivere sia contenuti per il web e per i social, sia per comunicati stampa, brochure, manifesti, poster e materiali di marketing di vario genere. 

    Per diventare un copywriter dell’arte però, bisogna anche avere un background specifico, maturato attraverso gli studi umanistici o con l’esperienza nel campo.

    Le skills che un copywriter per l’arte dovrebbe avere sono:

    • Conoscere il “prodotto artistico”: che si tratti di opere d’arte, di mostre ed eventi, oppure di servizi professionali, il copywriter deve capire che si tratta di prodotti esperienziali/emozionali, ovvero legati appunto alle emozioni più che a determinate caratteristiche “fisiche”;
    • Avere un grande spirito di collaborazione: specialmente all’interno di musei, fondazioni e gallerie d’arte, in occasione di mostre ed eventi, il copywriter deve lavorare a stretto contatto con artisti e curatori, per riuscire a veicolare al meglio i concetti e il messaggio attraverso altri canali fisici e online;
    • Avere competenze SEO: il copywriter deve saper ottimizzare i contenuti online per i motori di ricerca. Ciò significa essere sempre informato sulle parole chiave e sui volumi di ricerca specifici per il mondo dell’arte;
    • Avere una grande passione per l’arte: sembra scontato, ma per essere un buon art copywriter bisogna conoscere il settore in cui si vuole operare, recandosi a mostre ed eventi, leggendo pubblicazioni e articoli per affinare sempre di più la propria “scrittura artistica”
    • Una skill extra: il copywriter per l’arte, per essere una figura completa, deve anche saper elaborare e scrivere Curriculum, Statement e Portfolio, un servizio sempre più richiesto, specialmente dagli artisti emergenti che vogliono presentare il loro lavoro a gallerie o altri enti.

    Il copywriter per l’arte è una figura poliedrica, in costante aggiornamento, abile a comunicare, attraverso le parole, quei valori tipici dell’Arte e della Cultura.

    Se anche tu vuoi avere un copywriter per la tua attività di artista o professionista nel mondo dell’arte, contattaci

    Art Backers Agency è la prima agenzia di Marketing Culturale e Comunicazione interamente dedicata al mondo dell’Arte 3.0.
    Supportiamo gallerie, musei, istituzioni e brand extra-settore con strategie digitali tra fisico e online.