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    Via le vetrine dai musei… PARTE II di Roberto Concas

    Via le vetrine dai musei pt 2 Roberto Concas Art Rights Magazine
    Via le vetrine dai musei pt 2 Roberto Concas Art Rights Magazine

    VIA LE VETRINE DAI MUSEI

    Nota dell’autore: Nell’affrontare questa seconda parte dell’articolo “Via le vetrine dai musei…PARTE I”, come atto “dovuto”, dichiaro i possibili conflitti d’interesse personali avendo come altri, progettato, realizzato ed allestito vetrine museali. 

    PER LEGGERE LA PRIMA PARTE DELL’ARTICOLO CLICCA QUI

    NESSUNA BIBLIOGRAFIA

    Ciò premesso, una prima considerazione è rivolta ad evidenziare come la tematica degli allestimenti museali in vetrina sia sostanzialmente priva di bibliografia, se non proprio “scientifica” neppure metodologica, restando invece presenti alcuni esempi definibili tecnico-tecnologici e di allestimento architettonico-espositivo degli spazi, anche pregevoli. 

    L’argomento “vetrina” è certamente meglio e metodologicamente trattato per gli aspetti commerciali e di visual merchandising, dove i costi-benefici diventano tangibili, diverso nei musei dove pare bastino l’esperienza di scavo, studio, ricerca o gestione museale, per procedere all’allestimento della vetrina, senza troppe elaborazioni di pensiero. 

    Inoltre, due considerazioni per evidenziare che gli allestimenti avvengono troppo in prossimità dell’apertura di una mostra o del museo e che progettista, museologo e curatore si incrociano poco o nulla, prevalendo i capitolati d’appalto. 

    IL “DE VETRINA”

    La materia diventa un terreno interessante lambendo aspetti paradossali sino a meritare un’esercitazione sul filo di una possibile reduction ad absurdum” per la quale è possibile affermare: Via le vetrine dai musei!

    L’elaborazione del pensiero sulle vetrine necessiterebbe di un piccolo trattato, uno spazio tutto suo e non già ritagliato o gemmato da altre materie, ma sviluppato nelle azioni di studio e di realizzazione. 

    Il “De Vetrina”, potrebbe essere il titolo, naturalmente senza confronto con il De Architectura di Lucio Vitruvio Pollione.

    Oltre il divertissement vediamo invece un’analisi dei molteplici aspetti che motivano l’esigenza di uno studio meglio articolato nel pensiero.

    Museo Archeologico Nazionale di Nuoro – Direzione Regionale Musei della Sardegna MIbact – Progetto Roberto Concas – Visualizzazione 3D Annetta Cabras

    TABULA RASA

    Proviamo a radere al suolo le vetrine esistenti e ipotizzare subito dopo cosa fare?

    TIPOLOGIE DI VETRINE

    Stiliamo un semplice elenco di alcune tipologie di vetrine, comunque estendibile:

    • Le vetrine personalizzate: Destinate all’esposizione di uno o più oggetti pregiati e unici da esporre per lunghissimo tempo; vengono realizzate in modo sartoriale e si distinguono per qualità dei materiali costruttivi, per i supporti esclusivamente dedicati, per la specificità delle luci, per la robustezza dei vetri, la sicurezza, il microclima, i sensori, la stabilità persino antisismica, la blindatura, le chiusure e le modalità di accesso e pulizia. 
    • Le vetrine per collezioni museali: Queste vetrine rispondono alle esigenze specifiche delle collezioni, con dimensioni e forme adeguate, seppure standardizzate nella serie, consentendo nel contempo l’allestimento complessivo del museo. Non sempre queste vetrine “spiccano” per la qualità, ma per il compromesso tra la soluzione funzionale e l’arredamento degli spazi. 
    • Le vetrine per qualificare gli spazi architettonici: Sono arredi che intervengono per la qualificazione degli spazi architettonici interni con deboli caratterizzazioni, scarsa o modesta qualità delle strutture spaziali e delle rifiniture. Per queste tipologie si assiste talvolta ad allestimenti “totalizzanti” oppure rappresentando il “mobile buono” nel tentativo di far dimenticare il resto!
    • Le vetrine museali senza collezione o generaliste: Sono finalizzate ad ospitare beni diversi tra loro o non definiti in sede di progettazione dalla committenza.  Simili a quelle della collezione fissa si differenziano per una dotazione minima ma funzionale di espositori, sono sufficientemente spaziose per l’esposizione di pezzi di maggiore dimensione, come abiti, armi bianche, attrezzi.   
    • Le vetrine trasparenti: Vetrine prive di telaio oppure allineate ai muri come chiusura di nicchie. Sono vetrine realizzate per precise scelte museali oppure obbligate da altre condizioni, spiccano per l’assenza delle strutture, per la “fragilità” delle forme, ma talvolta anche per l’eleganza imponente.
    • Le stanze vetrine: Vetrina ambiente di grandi dimensioni e funzionali alla ricostruzione di spazi e diorami. Sono vetrine di una certa e utile funzionalità per gli spazi abbondanti che offrono al loro interno dove è possibile ricreare ambienti, posizionare supporti e beni anche di grandi dimensioni.
    • Le vetrine ospitanti o irrisolte: Sono le vetrine poco utilizzate in un museo che spesso vengono riservate alle esposizioni temporanee, oppure destinate ad ospitare un cartello “In allestimento”. Per loro sorte resteranno sempre come “vetrine irrisolte”, perché la collezione si è rivelata insufficiente o perché sono poste in spazi architettonici sacrificati. 

    Tralasciando di approfondire oltre, prendiamo in considerazione adesso, con lo stesso metodo, alcuni esempi di allestimenti interni dei beni:   

    1. Esposti in ordine cronologico diacronico: Beni disposti per datazioni crescenti, con rischi di interruzione della sequenza, offrono una visione semplice da indicare ai visitatori;
    2. Raggruppati per datazioni omogenee o sincroniche: Oggetti che seguono un ordine di datazione simile ma suddivisi per gruppi con forme, materie, stili, anche diversi tra loro;
    3. Ordinati per tipologia: Oggetti di una stessa tipologia ordinati a prescindere da provenienza, datazione, materia o altro che dovrebbero essere indicati;
    4. Distinti per qualità, pregio o valore storico: Oggetti scelti dalla collezione e significativi per alcuni aspetti ampiamente e universalmente riconosciuti;
    5. Ordinati per gradimento visivo: Oggetti “collezione” ordinati in base ad un ipotizzato e preliminare gradimento visivo – estetico;
    6. Ordinati per stato di conservazione: Oggetti selezionati perché integri nella materia e forma, oppure vale anche il contrario perché frammentari; 
    7. Esposti per assonanza stilistica: Oggetti simili tra loro ma di cui non si hanno precise notizie, ad esempio di area di scavo, stratigrafia, provenienza;
    8. Ordinati per dimensioni: Oggetti disposti in modo tale che le dimensioni diverse risaltino nella comparazione, sia essa a scalare unico o altro;
    9. Ordinati per materia: Oggetti simili tra loro riuniti a gruppi oppure disposti secondo la materia costruttiva: legno, pietra, bronzo, avorio;
    10. Ordinati per cromatismo: Esposizione di tessuti, sculture, ceramica, uguali o simili tra loro per dimensione e tecnica costruttiva, ma simili o distinte nei cromatismi;  
    11. Ordinati per tipologia di forma: Oggetti simili nella tipologia o nella funzione (vasi-attrezzi) che variano nella forma;
    12. Disposti per estetica: Oggetti selezionati dai collezionisti secondo un personale gusto estetico;
    13. Ordinati per area di provenienza: Oggetti simili o diversi ma riuniti per area geografica o di scavo archeologico;
    14.  Disposti per notorietà: Oggetti che i visitatori richiedono o si aspettano di trovare al museo a prescindere dalla loro collocazione storica o dalla tipologia;
    15.  Disposti per diverse esigenze conservative: Oggetti da esporre con pochi lux, o con climatizzazione particolare e continua;
    16.  Disposti per peso o stabilità statica: Oggetti che necessitano di supporti espositivi robusti, sostegni particolari o altro; 
    Padiglione espositivo E. Tavolara (SS) Progetto Roberto Concas – Visualizzazione 3D Annetta Cabras

    HORROR VACUI 

    In alcuni allestimenti, per ragioni cosiddette di completezza scientifica, vengono esposte opere in una certa abbondanza e cariche di informazioni, un modo espositivo definito come: Horror Vacui.

    Questo avviene perché la fruizione collettiva assegna i voti di gradimento sulla quantità delle opere viste, lasciando in secondo piano gli altri aspetti storico, culturali o stilistici.

    IN CONCLUSIONE 

    In questi allestimenti appena accennati scorre lo storytelling dei musei, ma anche la loro vera anima con i propri valori reali. 

    Per chi vuole “leggere” tra le righe, le vetrine diventano un libro aperto sul museo e sui suoi curatori, dal quale emerge la forma, la sintassi, la grammatica espositiva del museo, sia come capolavori che come orrori!

    L’elenco non è esaustivo, ma solo una sintesi indicativa per una discussione che conferma l’esigenza di affrontare studi specialistici, evitando il “fai da te” delle vetrine di casa, in attesa almeno di un manuale tecnico: il De Vetrina.

    La collezione d’arte della British Airways

    L'Art Collection di British Airways Art Rights Magazine
    L'Art Collection di British Airways Art Rights Magazine

    LA COLLEZIONE D’ARTE DELLA BRITISH AIRWAYS

    All’asta parte della grande collezione per salvare la compagnia aerea

    La collezione d’arte della British Airways è una delle Corporate Art Collection più importanti d’Inghilterra, nata per supportare l’arte contemporanea (soprattutto quella britannica) a livello globale.

    Gran parte della collezione è stata realizzata con l‘aiuto di Artwise, un team di curatori londinesi che ha lavorato con la British Airways per 17 anni (dal 1995 al 2012) acquistando o commissionando ad artisti del calibro di Bridget Riley, Patrick Heron o David Nash oltre 1.500 opere. 

    Risale ai primi anni ‘90 la scelta della compagnia aerea di riconoscere all’Arte e agli Artisti le potenzialità di rebranding, per aumentare la consapevolezza del marchio e creare una nuova immagine contemporanea (e britannica) per la British Airways.

    La collezione, il cui valore oggi supera milioni di sterline, nasce con l’intento di promuovere la giovane arte britannica. Infatti le fondatrici di Artwise, Susie Allen e Laura Culpan, hanno dichiarato in un comunicato alla BBC di aver generalmente acquistato e commissionato opere di artisti all’inizio della loro carriera il cui valore di mercato è cresciuto nel tempo.

    Non solo per la valorizzazione dell’arte britannica: come sostiene Angeline Mayhead, responsabile dello sviluppo delle lounge della compagnia aerea, la collezione è nata anche con l’intento di offrire un’accoglienza calorosa e piacevole ai clienti premium che attendono il loro volo nelle lounge degli aeroporti. Non a caso in questi anni la collezione è stata esposta nel  quartier generale di Waterside e nelle sale executive della compagnia. 

    Sebbene arricchirsi quindi non sia mai stata l’intenzione dietro la nascita della collezione, oggi la British Airways si è ritrovata ad affrontare una delle 3D del mercato dell’arte, la condizione del Debito.

    Infatti per far fronte alle perdite causate dell’emergenza Covid e salvare il bilancio della compagnia è stata costretta a mettere all’asta parte delle opere della collezione. Secondo Forbes, la compagnia ha registrato una perdita di £1,5 miliardi nei primi tre mesi dell’anno e attualmente pianifica di licenziare circa 12.000 dipendenti, ovvero il 30% del personale.

    A proposito dell’asta organizzata in collaborazione con Sotheby’s, la British Airways ha presentato un elenco di alcuni dei più grandi nomi della seconda metà del XX secolo celebrati a lungo nella propria collezione, che vanta opere di artisti come Tracey Emin, Anish Kapoor, Fiona Rae, Gary Hume e Chris Ofili.

    All’incanto sono stati presentati 17 capolavori attraverso due aste, “Rembrandt to Richter” (28 luglio) e “Modern & Post-War British Art” (online dal 20 al 30 luglio).

    Tra i pezzi forti l’opera “Cool Edge” (1982) dell’artista Bridget Riley, in possesso della British Airways da oltre 30 anni. L’opera, precedentemente stimata tra i £ 800,000 e £ 1,2 milioni, è stata battuta ieri all’incredibile cifra di £ 1,875,000.

    Altre opere della Riley sono tutt’ora protagoniste dell’asta “Modern & Post-War British Art”: si tratta di sette serigrafie del 1971, accanto alle quali figurano stampe di Damien Hirst , Marc Quinn e Julian Opie. 

    Ma non è finita qui: fino al 30 luglio si potranno acquistare online anche dipinti di Terry Frost, Patrick Heron e George Shaw, oltre ad un portfolio di incisioni di Peter Doig.

    Decidere di separarsi dalle proprie opere non è mai semplice, sia da un punto di vista emotivo che burocratico. Per quest’ultimo caso, diventa fondamentale la gestione e la valorizzazione della collezione attraverso un archivio e una gestione documentale impeccabile che agevoli le operazioni del passaggio di proprietà. 

    Oggi gli Archivi Digitali sono strumenti utili per memorizzare, monitorare e aggiornare la documentazione: solo così è possibile gestire e verificare il valore economico delle opere, avendo tutte le carte in regola per procedere con la vendita.

    Il caso della British Airways Collection, da una parte, prova come una sapiente gestione della propria collezione possa risultare utile per affrontare situazioni impreviste che richiedono operazioni veloci e immediate come la vendita di opere in un periodo di crisi; dall’altra, dimostra come l’arte possa supportare la ripresa economica, rendendosi assolutamente necessaria per un mercato che non ha intenzione di bloccarsi o crollare su se stesso.

    E tu, sei pronto a scoprire la collezione d’arte della British Airways?

    Il Web Marketing per l’Arte

    IL WEB MARKETING PER L’ARTE

    ll Web Marketing Culturale è una disciplina recente, nata in risposta alle nuove esigenze di comunicazione e volta a promuovere e valorizzare la proposta artistica delle realtà culturali sul web.

    Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una vera e propria rivalutazione di questa disciplina, in seguito all’epidemia da Covid-19 che ha obbligato l’intero mondo dell’arte a rivedere le proprie strategie di comunicazione per raggiungere il proprio pubblico e promuovere beni e attività. 

    Prima dell’emergenza, la presenza digitale era molto sottovalutata e gli investimenti da parte delle istituzioni limitati. Attraverso l’analisi dei dati sulla presenza online della cultura nella fase pre Coronavirus possiamo fare interessanti valutazioni sul recente sviluppo del web marketing per l’arte e sulle prospettive future che si possono prefigurare.

    Partiamo da un’analisi generale sull’utilizzo della rete internet in Italia: nell’ultimo Report Digital 2019, a cura di We Are Social e Hootsuite emerge che gli utenti internet italiani sono quasi 50 milioni, che equivale all’82% della popolazione, mentre 35 milioni sono gli utenti attivi sui social media, cioè il 58% della popolazione. Tra i social, YouTube viene utilizzato dall’88% degli utenti Internet, segue Facebook con l’80%, Instagram al 64%, Twitter al 34% e, infine, LinkedIn al 31%. Il tempo medio trascorso on-line è circa 6 ore e quello passato sui social è quasi 2 ore.

    Sulla base di questa panoramica generica, vediamo la situazione del mondo dell’arte e della cultura sul web secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili, pubblicati a dicembre 2019. 

    Nel nostro paese abbiamo 4.908 musei e istituti similari, pubblici e privati. Incredibilmente poco più della metà delle strutture museali possiede un sito web (51,1%), ma il 48% non è ottimizzato per i dispositivi mobile. Il 69% delle strutture possiede almeno un account sui più importanti social media come Facebook, Twitter o Instagram.

    Un museo su dieci offre la possibilità di visitare virtualmente il proprio istituto, mentre solo il 20% consente l’acquisto online del biglietto. Il 10% dei musei ha effettuato la catalogazione digitale del patrimonio posseduto, e di questi solamente un terzo ha già completato il processo di digitalizzazione.

    Considerando che, nei normali periodi di fruizione culturale, l’83% dei turisti si serve di internet per ricercare informazioni su vacanze e luoghi da visitare e che l’obiettivo delle istituzioni è quello di attirare visitatori possiamo affermare che la situazione pre Coronavirus era tutt’altro che rosea.

    Per quanto riguarda la situazione oggi, dal monitoraggio della reputazione online di 100 luoghi della cultura italiani, realizzato dal Politecnico di Milano per la Direzione generale Musei, si evidenziano quattro aspetti principali:

    1. La chiusura dei musei ha incrementato la loro attività sui canali social, mentre il numero di pubblicazioni di contenuti si sta assestando su valori doppi rispetto al periodo pre-COVID
    2. Su Facebook, Twitter e Instagram, nei mesi di chiusura totale dei musei, il numero di pubblicazioni di post è raddoppiato rispetto al periodo precedente 
    3. Il numero medio di online follower è in continua crescita dal mese di febbraio su tutti i canali social e Instagram si afferma il canale in media più seguito, che ha visto un maggior incremento di follower online

    Alla luce dei recenti sviluppi del web marketing culturale possiamo considerare il bicchiere mezzo pieno.

    Siamo consapevoli che fare web marketing per la cultura sia un lavoro impegnativo, per il quale servono competenze specifiche e risorse economiche. Ad oggi il 64% dei musei non ha figure professionali con competenze legate al digitale, il che significa che i musei saranno in grado di attuare strategie online efficaci e specifiche con l’arrivo delle risorse economiche approvate dal MiBACT e il coinvolgimento di professionalità.

    Se anche tu vuoi implementare la tua strategia di web marketing per la tua attività di artista o professionista nel mondo dell’arte, contattaci

    Art Backers Agency è la prima agenzia di Marketing Culturale e Comunicazione interamente dedicata al mondo dell’Arte 3.0.
    Supportiamo gallerie, musei, istituzioni e brand extra-settore con strategie digitali tra fisico e online.

    Intervista a Maria Chiara Valacchi Critica d’arte, Curatrice indipendente e Art Writer – ProfessioneARTE.it

    Intervista a Maria Chiara Valacchi Critica d’arte, Curatrice indipendente e Art Writer - ProfessioneARTE.it
    Copyright 2018 Armellin F.

    Le Interviste di ProfessioneArte.it

    Lei è Maria Chiara Valacchi, Critica d’arte, Curatrice indipendente e Art Writer.

    Cinque domande per conoscere in anteprima i grandi  professionisti dell’arte, le quotidiane sfide da affrontare, le scelte che hanno determinato il loro percorso nel sistema e nel mercato dell’arte, i cambiamenti all’insegna del digitale e i consigli per chi desidera intraprendere la stessa carriera in collaborazione con ProfessioneARTE.it.

    Digital Strategy: 4 fattori importanti

    DIGITAL STRATEGY: 4 FATTORI IMPORTANTI

    Come abbiamo visto, la Digital Strategy è la progettazione strategica di un piano con cui definiamo la nostra presenza nel mondo digitale, considerate le specifiche peculiarità del settore culturale.

    Nella definizione di una Digital Strategy è fondamentale capire a chi ci rivolgiamo e quali sono i nostri obiettivi: solo così potremo capire la strategia, lo strumento e il canale più adeguato da utilizzare.

    Per aiutarvi in questa fase, ecco i quattro fattori importanti: 

    1. LE TEMPISTICHE

    Analizzare il fattore tempo significa decidere di escludere alcuni canali di promozione per utilizzarne altri, in linea con le tempistiche e obiettivi. Esistono strumenti che portano a risultati immediati come Campagne PPC (Pay Per Click) e PPI (Pay Per Impression), Social Media Advertising e Email Marketing; mentre altri hanno bisogno di più tempo come l’ottimizzazione SEO, Social Media Organico, Content Strategy, Blog Marketing e le Newsletter. Ogni strumento ha costi, modalità e benefici specifici che dobbiamo valutare al momento della pianificazione per scegliere il canale più adatto per i propri obiettivi.

    2. LA LOCALIZZAZIONE

    Come si configura abitualmente il comportamento delle persone rispetto al tipo di prodotto/servizio culturale che propongo? Quale potrebbe essere l’approccio migliore da adottare? Cosa offrono esattamente i nostri competitor sia online che fisicamente? Hai analizzato il mercato di riferimento su base locale, nazionale e internazionale? Rispondere a queste domande aiuterà a capire meglio quali potrebbero essere i canali migliori del proprio Web Marketing per raggiungere la soluzione più performante e quantificare i costi delle soluzioni possibili.

    3. LA TIPOLOGIA

    Prima di avviare un’azione di promozione bisogna conoscere alla perfezione la tipologia di prodotto/servizio che si offre. Vogliamo vendere un’opera d’arte? Bene, quali sono i suoi punti di forza e le sue debolezze? Possiamo gestire da soli tutte le fasi della vendita? Dalla spedizione, all’assicurazione fino all’installazione? Quali canali sono più adatti alla vendita: piattaforme online? Gallerie, fiere, vendita in atelier? Non solo dobbiamo studiare bene il nostro prodotto, ma è assolutamente necessario analizzare anche quello che potrebbero desiderare i potenziali utenti. Queste conoscenze renderanno il lavoro più semplice, economico e proficuo.

    4. L’INTERCETTAZIONE

    Infine dobbiamo capire come intercettare gli utenti e per farlo dobbiamo basarci sullo studio della domanda latente e di quella consapevole. La domanda latente è quella che non parte da un’esplicita ricerca dell’utente, bensì viene stimolata dalla visione di un “qualcosa che produce un nuovo “desiderio” che, a sua volta, potrebbe generare l’azione di acquisto o il semplice approfondimento. L’esempio classico sono le campagne adv sui social network e i banner pubblicitari. La domanda consapevole invece parte proprio dall’utente, mosso a cercare online la soluzione ad un problema o a soddisfare un suo desiderio d’acquisto. Esempio: le campagne adv sui motori di ricerca o in siti vetrina specializzati.

    Avere le idee chiare, conoscere alla perfezione il proprio target ed avere prodotti/servizi culturali di qualità, rappresenta la migliore strategia possibile per avere successo nell’online. Per tutto il resto sono necessarie competenze tecniche per raggiungere quanto prima i risultati che desiderate nel mondo digitale.

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    Art Wealth Management: arte come investimento

    Art wealth management art rights magazine
    Art wealth management art rights magazine

    ART WEALTH MANAGEMENT: ARTE COME INVESTIMENTO

    Oggi l’arte è un “passion asset”, sempre più legata alla gestione patrimoniale.

    I 3 migliori software online per artisti

    I 3 MIGLIORI SOFTWARE ONLINE PER ARTISTI

    Esistono alcuni software online, in grado di semplificare notevolmente il lavoro degli artisti, dalla gestione delle opere fino ai contenuti social…

    Scopriamo quali

    Sul web ogni giorno nascono software, applicazioni e startup che hanno lo scopo di semplificare una o più attività, anche legate al mondo dell’arte.

    Per un artista però, può essere facile perdersi in questo mare magnum, e si rischia di perdere tanto tempo a capire quali strumenti possono essere veramente funzionali.

    Esistono tuttavia alcuni software di grande qualità, semplici da usare e con un costo contenuto, che aiutano gli artisti nella loro attività quotidiana.

    Vediamo quali sono i 3 migliori:

    Canva: questo strumento consente di produrre grafiche, contenuti e brevi video/animazioni per i social media ma anche per materiale di marketing. E’ molto semplice da usare grazie ad un sistema di drag & drop, partendo da una serie di modelli preimpostati.

    Per l’artista, non esperto in strumenti più complessi come Photoshop o Indesign, questa app è utilissima per creare poster per mostre ed eventi, oppure contenuti per i social, o ancora per personalizzare facilmente il proprio curriculum o portfolio. Canva inoltre permette la condivisione del progetto con un team di utenti, per esempio nel caso di una mostra o di un evento espositivo, con il gallerista e con il suo staff;

    Ilovepdf: software utilissimo per unire file pdf in un unico documento, ma anche per convertire jpg o gli excel in pdf e viceversa. Per un artista, questo strumento può essere utile alla creazione di documenti quali curriculum e portfolio, ma anche business plan per mostre o eventi;

    Art Rights: è la prima piattaforma per la gestione e la certificazione di opere d’arte a supporto di artisti, collezionisti e professionisti. Grazie alla tecnologia Blockchain e all’Intelligenza Artificiale, il software consente agli artisti di inserire le informazioni sulle proprie opere d’arte creando un Attestato Art Rights, che diventa il “passaporto delle opere d’arte”. L’artista potrà condividere queste informazioni con altri galleristi, collezionisti e altri professionisti, i quali possono confermarle, aumentando il valore dell’opera d’arte e consentendo così il tracciamento di tutto il suo storico. Art Rights è inoltre un software gestionale, che consente di catalogare e digitalizzare un numero illimitato di opere d’arte, creando un vero e proprio archivio digitale.

    Ci sono poi altri software come Trello, che supporta nell’organizzazione delle attività quotidiane, e Hootsuite utile a programmare e a gestire i contenuti dei social media.

    Essere un artista professionista significa anche stare sempre attenti alle novità tecnologiche, in quanto app e piattaforme possono ridurre notevolmente i tempi impiegati per certe attività, consentendo di dedicare più risorse alla ricerca artistica vera e propria.

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    La tua collezione d’arte: cosa fare dopo il primo acquisto

    art collection management art rights magazine
    art collection management art rights magazine

    LA TUA COLLEZIONE D’ARTE: COSA FARE DOPO IL PRIMO ACQUISTO

    Le tue opere non sono solo investimenti, ma le tue più care compagne di avventura. 

    Per questo trattale con cura e attenzione!

    Professione Social Media Manager

    PROFESSIONE SOCIAL MEDIA MANAGER

    Quella del Social Media Manager è una professione ancora in crescita, conosciuta da tutti ma spesso sottovalutata.

    I social media sono ormai uno strumento di digital marketing riconosciuto e utilizzato anche dal mondo dell’arte. 

    Artisti, gallerie, fiere, case d’asta, musei e operatori del settore che decidono di comunicare in rete le proprie attività affidano la propria identità social a professionisti, interni o esterni alla struttura, in grado di gestire strategicamente i propri social network.

    Da qui l’esigenza di un Social Media Manager che sappia sfruttare la grande potenzialità dei social come contesto per promuovere l’immagine, la mission, i valori culturali, sociali ed economici del proprio cliente.

    Per diventare un professionista del settore sono necessarie alcune skills fondamentali. 

    Troppo spesso la gestione dei social viene affidata a persone che non dispongono di un’effettiva competenza tecnica e che non conoscono le dinamiche complesse che modificano continuamente i sistemi di comunicazione in rete.

    Per questo un buon social media manager deve essere sempre:

    • AGGIORNATO: Il Social Media Manager deve conoscere lo strumento con cui ha a che fare e deve aggiornarsi sempre. Ecco perché corsi e formazione continua sono linfa vitale per il buon social media manager, un’occasione non solo per approfondire il proprio lavoro, ma anche per confrontarsi su casi specifici con colleghi ed esperti;
    • SUPER ORGANIZZATO: Il SMM è multitasking! Infatti crea contenuti sui social, risponde ai commenti, pianifica riunioni con i clienti, analizza i dati dei follower, progetta in anticipo le campagne e studia nuovi approcci basandosi sulle risposte ai contenuti che ha generato. Inoltre deve essere sempre aggiornato sui trend, conoscere in anticipo cosa potrebbe creare hype, nuove strategie e canali per entrare in connessione con il pubblico;
    • PIÙ CHE CREATIVO: come aumentare la propria creatività? Esercitandola ogni giorno leggendo libri, guardando film, serie tv, disegnando, ascoltando musica, parlando con le persone, viaggiando, esplorando il mondo del web nella sua totalità, tendendo l’orecchio a tutti i punti di vista e soprattutto… non smettendo mai di essere curioso!

    Tra le sue funzioni ricordiamo anche la gestione del budget legato alle campagne adv e la coordinazione del rapporto tra grafici, copywriter, storici dell’arte, curatori e reparti di marketing e comunicazione.

    Il sogno di ogni SMM è che il proprio contenuto diventi virale, condiviso quindi da milioni di persone; viceversa, il peggiore incubo è sbagliare la strategia di comunicazione danneggiando l’immagine del museo, dell’artista o della realtà culturale per cui lavora.

    Fare il SMM è tutt’altro che semplice: ci vuole preparazione, studio, ricerca e anche talento! Quello che a prima vista può sembrare un lavoro facile, come ogni professione, richiede molto impegno e costanza soprattutto nel sistema dell’arte dove i beni culturali devono essere comunicati col massimo riguardo e con metodologie specifiche.

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    Intervista a Roberto Concas Storico dell’Arte e Museologo – ProfessioneARTE.it

    Intervista a Roberto Concas Storico dell’Arte e Museologo - ProfessioneARTE.it
    Intervista a Roberto Concas Storico dell’Arte e Museologo - ProfessioneARTE.it

    Le Interviste di ProfessioneArte.it

    Lui è Roberto Concas, Storico dell’Arte, Museologo e Progettista di Sistemi Museali.

    Cinque domande per conoscere in anteprima i grandi  professionisti dell’arte, le quotidiane sfide da affrontare, le scelte che hanno determinato il loro percorso nel sistema e nel mercato dell’arte, i cambiamenti all’insegna del digitale e i consigli per chi desidera intraprendere la stessa carriera in collaborazione con ProfessioneARTE.it.