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    LE NEWS DAL MONDO DIGITAL E NFT – 05 MAGGIO 2021

    LE NEWS DAL MONDO DIGITAL E NFT – 05 MAGGIO 2021

    Ogni giorno Art Rights Magazine seleziona le migliori notizie dal mondo dell’arte digital, per rimanere sempre aggiornati!

    1) Larva Labs, il creatore dei CryptoPunks, ha lanciato dei nuovi avatar NFT

    Dopo il successo dei CryptoPunks, Larva Labs ha deciso di sviluppare nuovi avatar NFT, i Meebits. Si tratta di personaggi 3D realizzati tramite algoritmo. Per una settimana, ai possessori dei CryptoPunks è stata data l’opportunità di richiedere gratuitamente uno dei 20.000 Meebit disponibili. Gli avatar non rivendicati verranno venduti da Larva Labs sul loro sito e su OpenSea.

    2) Jamie Iannone, CEO di Ebay, valuta il pagamento in criptovalute

    Il CEO di eBay Jamie Iannone sta valutando la possibilità di integrare pagamenti in criptovalute e aste NFT. In un’intervista trasmessa di recente sulla CNBC, Iannone ha affermato che “una delle cose più interessanti di eBay è che, quando c’è un nuovo trend, questo appare sulla piattaforma. Questo è ciò a cui stiamo assistendo in aree come gli NFT: stiamo esplorando come supportare questo settore al meglio.Non ci resta che attendere il debutto di eBay nel mondo crypto!

    Un post Instagram di Pep Marchegiani

    3) A Pescara un’opera fisica viene venduta in NFT 

    Si tratta dell’opera Ragazzino grasso senza nome, ma con il pannolino, realizzata da Pep Marchegiani e tokenizzata in otto NFT, che verranno venduti all’asta su OpenSea. L’opera fisica è stata donata al Liceo Artistico di Pescara. L’operazione è frutto di una collaborazione tra l’artista, Sapienza Finanziaria e Trasforma Academy, e rappresenta il primo caso in Italia di opera dalla proprietà frazionata e digitalizzata.

    Photo Credits: Pep Marchegiani, “Ragazzino grasso senza nome ma con il pannolino”

    Alla scoperta di Palm, la piattaforma che vende NFT rispettando l’ambiente

    Alla scoperta di Palm, la piattaforma che vende NFT rispettando l’ambiente

    L’ecosistema NFT sostenibile per la cultura e la creatività

    La rivoluzione NFT ha a tutti gli effetti travolto il mercato dell’arte. Negli ultimi mesi, infatti, artisti e collezionisti hanno preso d’assalto le principali piattaforme per la vendita e l’acquisto delle opere di Crypto Art, come le ormai note OpenSea, Nifty Gateway e Rarible.

    I processi di creazione degli NFT si basano sulla tecnologia blockchain, che da un lato ha il merito di offrire garanzie sulla proprietà e autenticità dell’opera, ma dall’altro richiede un consumo energetico elevato e d’impatto dal punto di vista ambientale.

    Ed ecco che entra in gioco Palm, un nuovo ecosistema collegato a Ethereum che promette un’efficienza dal punto di vista energetico maggiore del 99% rispetto alle piattaforme concorrenti. Alla realizzazione del progetto hanno collaborato diversi partner del mondo crittografico, come Uniswap, $MEME, Nifty’s, Protocol Labs, MetaMask e Infura. Oltre all’apporto di vantaggi dal punto di vista ambientale, la piattaforma si offre come supporto per artisti e creatori tramite i bassi costi del gas e la rapidità delle transazioni.

    Sono entusiasta di collaborare con Joe, Dan, Joseph e i team di ConsenSys e Heni in questa impresa” – afferma David Heyman, uno dei fondatori di Palm – “Attraverso Palm NFT Studio, siamo ansiosi di collaborare, costruire e sperimentare con artisti, piattaforme e proprietari di proprietà intellettuale per dimostrare cosa rende possibile questo nuovo formato e contribuire a creare un nuovo ed entusiasmante ecosistema per i content creators“.

    Il debutto del marketplace è avvenuto con il lancio del progetto The Currency dell’artista blue-chip Damien Hirst, una raccolta composta da 10.000 opere su carta trasformate in NFT, collaborazione che ha di certo incuriosito collezionisti e l’intero ambiente della Crypto Art.

    Abbiamo appena iniziato a grattare la superficie di ciò che gli NFT significano per i creatori“, afferma Dan Heyman, CEO di Palm NFT Studio. “È incredibile collaborare con Damien Hirst su The Currency Project, che dimostra davvero cosa possono fare gli NFT. La nostra speranza è che sviluppando progetti come questo con artisti e creativi, possiamo consentire a tutti nel business della creatività di dare vita alle loro opere più fantasiose, accedere direttamente al pubblico e trasformare le industrie creative in modo scalabile, equo ed efficiente“.

    E tu, sei pronto a scoprire tutto su Palm e sugli NFT?

    La collezione di Eli Broad, filantropo e fondatore del museo The Broad morto a 87 anni

    La collezione di Eli Broad, filantropo e fondatore del museo The Broad morto a 87 anni 

    Eli Broad con la moglie Edythe ha costruito il grande museo di arte contemporanea per la città di Los Angeles 

    Il miliardario collezionista d’arte, filantropo e imprenditore Eli Broad, figura di spicco nel panorama culturale degli Stati Uniti e, soprattutto, nella città di Los Angeles, è morto a 87 anni. Tra le sue attività per l’arte e la cultura, la fondazione del Broad, un museo d’arte contemporanea aperto nel 2015 che espone la collezione che lui e sua moglie, Edythe Broad, hanno costruito insieme. 

    Magnate nel settore immobiliare e assicurativo, in vita ha fondato la Kaufman and Broad Home Corporation e la compagnia di assicurazioni SunAmerica che, secondo le stime di Forbes, gli avevano fruttato un patrimonio netto di ben $69 miliardi

    Originario di New York, è però dall’altra parte della costa statunitense, a Los Angeles che con la moglie Edith, grandissima appassionata d’arte, hanno iniziato la propria collezione comprando dalle giovani gallerie della città come Ferus e Nicholas Wilder.

    “Edye è stata la prima collezionista della nostra famiglia, mentre io sono arrivato dopo, circa 50 anni fa. Lei è stata la mia ispirazione a collezionare arte”, ha raccontato Eli nel 2016. “Io partivo per viaggi di lavoro e quando ero all’estero, lei comprava delle stampe. Un giorno, ha comprato un meraviglioso poster di Toulouse Lautrec, che ho riconosciuto. Questo mi ha incuriosito”. Il primo acquisto è stato un disegno di Vincent van Gogh, e da quel momento la collezione è sbocciata rapidamente. 

    Prima di aprire il loro museo la coppia ha avuto un ruolo determinante anche nella fondazione del MoCA – Museum of Contemporary Art di Los Angeles e nella formazione della collezione: risale infatti agli anni da presidente di Eli l’acquisto di 80 opere dal collezionista italiano Giuseppe Panza di Biumo. Con un colpo da $11 milioni sono entrati al neonato museo losangelino opere di Mark Rothko, Franz Kline, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein e James Rosenquist stimati oggi oltre il $1 miliardo. 

    E’ però del 2015 la decisione più importante della coppia: la fondazione del museo The Broad per portare il loro nome e mostrare a chiunque lo desiderasse la loro prestigiosa collezione che vanta nomi come Jeff Koons, Cy Twombly, Takashi Murakami, Cindy Sherman, Christopher Wool, Jasper Johns e Yayoi Kusama. Situato nella stessa strada del MoCA, il Broad sorge accanto ad un altro significativo edificio della città commissionato all’architetto di fama internazionale Renzo Piano proprio dai Broads: la Disney Concert Hall. Il museo ha avuto fin da subito un successo immediato, attirando solo 2019 più di 900.000 persone, ed ha segnato il punto di svolta per la trasformazione culturale del quartiere di Bunker Hill.

    L’impatto della coppia sulla vita e sull’ambiente culturale non solo di Los Angeles ma dell’intera America è perciò evidente ma forse questo è da rintracciare in una delle più celebri massime di questo magnate appassionato d’arte: “Le civiltà non sono ricordate dai loro uomini d’affari, dai loro banchieri o avvocati.  “Sono ricordate dalle arti”.

    Le gallerie d’arte in Italia rischiano di chiudere: il grido di allarme dell’ANGAMC

    Le gallerie d’arte in Italia rischiano di chiudere: il grido di allarme dell’ANGAMC che chiede provvedimenti  

    La crisi in atto è senza precedenti, per questo senza azioni strategiche, le gallerie d’arte in Italia rischiano la chiusura: le misure urgenti vengono richieste a gran voce dall’ANGAMC in una nuova lettera al ministro Franceschini.

    In Italia, il settore culturale e del mercato dell’arte moderna e contemporanea è sostenuto in parte dalle gallerie d’arte, vere e proprie imprese radicate sul territorio, che realizzano ogni anno circa 5.000 mostre, dando lavoro ad un numero di oltre 10.000 operatori (assistenti di galleria, artisti, curatori, restauratori, trasportatori specializzati etc.). 

    Un comparto che genera un ampio volume d’affari, con importanti ricadute anche in altri ambiti economici, come quello alberghiero, ristorativo e fieristico. 

    ANGAMC – L’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, associazione di categoria, in questi giorni rivolgendosi al ministro della Cultura Dario Franceschini, sollecita ancora una risposta concreta per il sistema dell’arte italiano e in particolare per il comparto delle gallerie, chiedendo l’attuazione di azioni strategiche e la programmazione di interventi finalizzati ad una rapida ripresa degli investimenti nel settore.

    I provvedimenti restrittivi, le chiusure degli spazi espositivi e la sospensione degli eventi fieristici hanno compromesso l’attività di moltissime gallerie d’arte, soprattutto del settore contemporaneo che sono tra i principali sostenitori dei giovani artisti, causando una crisi senza precedenti.

    La mancata partecipazione alle fiere, che ogni anno secondo i Report di mercato e fino al 2019 hanno rappresentato per le gallerie circa il 46% del fatturato con una presenza a circa 4 manifestazioni in tutto il mondo, hanno determinato un netto calo e per molti non è bastato affidarsi alle vendite online, che necessitano di professionalità e attenzione.

    «Quello dell’arte – sottolinea il presidente Mauro Stefanini è un mercato globale e competitivo in cui l’Italia si è ritrovata spesso ai margini a causa di norme restrittive e anacronistiche già superate in altri paesi concorrenti. Un chiaro esempio ci viene offerto dalle gravi problematiche generate dalla mancata attuazione della riforma introdotta dalla legge 4 agosto 2017 n. 124 (c.d. “Legge Concorrenza”). In questo caso, a fronte di un lodevole tentativo di riforma del settore in senso liberale ed europeo, riscontriamo che gran parte delle indicazioni ivi contenute sono ancora largamente disattese. Ad oggi dilagano molteplici interpretazioni della legge che rendono impossibile operare con chiarezza ed efficacia e producono un considerevole aumento dei contenziosi amministrativi».

    Difficoltà già ampiamente segnalate lo scorso marzo al ministro Franceschini da parte dei principali operatori del mercato dell’arte in Italia riuniti in un gruppo di lavoro apposito, denominato “Progetto Apollo”.

    Ora una nuova lettera inviata lo scorso 14 aprile, a nome degli oltre 200 galleristi e galleriste associati, sottolinea l’urgenza di riprendere un dialogo con le Istituzioni e la politica, portando sul tavolo del confronto temi vitali per le gallerie d’arte, come Art Bonus, IVA primo mercato, IVA importazioni, SIAE/diritto di seguito, già in passato sottoposti all’attenzione del Ministero della Cultura.

    E se in Italia la situazione di stallo e incertezza colpisce le gallerie d’arte, ecco che in Europa gli esempi di eccellenza e supporto al comparto non mancano: il programma di aiuti “Neustart Kultur” lanciato dal Governo tedesco ha previsto un miliardo di euro a sostegno del sistema culturale nazionale, di cui 16 milioni dedicati proprio alle gallerie d’arte.

    Photo Credits: Galleria Nazionale di Roma

    LE NEWS DAL MONDO DIGITAL E NFT – 04 MAGGIO 2021

    LE NEWS DAL MONDO DIGITAL E NFT – 04 MAGGIO 2021

    Ogni giorno Art Rights Magazine seleziona le migliori notizie dal mondo dell’arte digital, per rimanere sempre aggiornati!

    1) Blockparty: un nuovo marketplace NFT 

    Blockparty, progetto attivo dal 2017 nell’industria musicale, ha lanciato la sua piattaforma di creazione e vendita di collectible e NFT per artisti, atleti professionisti e grandi marchi! Un importante passo avanti per offrire nuove funzionalità e rendere gli NFT il più possibile accessibili a un vasto pubblico.

    2) Disaster Girl vende il suo primo NFT 

    “Disaster girl”, il celebre meme di una bambina che sorride furbescamente alla macchina fotografica mentre una casa sullo sfondo è in fiamme, è stato venduto come NFT

    La foto è stata messa all’asta su Foundation e acquistata da un utente di nome @3FMusic, uno studio musicale con sede a Dubai, per 180 ETH , circa $570.000.

    #FA6E06 Pumpkin by TRAILBLAZERS

    3) Run-DMC ha rilasciato il suo primo NFT 

    Per la prima volta viene rilasciata una raccolta di NFT che rappresentano un album in vinile in edizione limitata. RUN DMC, considerato uno dei gruppi più influenti dell’hip-hop, sta rilasciando con 12on12 questi NFT dell’opera dell’artista emergente di Los Angeles Reena Tolentino, alias “RT”. Il drop è stato lanciato su Opensea per celebrare il 35° anniversario dell’album “Raising Hell” e rendere omaggio al loro compagno di band Jam Master Jay.

    L’NFT tra fisico e digitale venduto da Christie’s

    L’NFT tra fisico e digitale venduto da Christie’s

    Si tratta di “Block 21”, opera venduta nel 2020. Scopriamola insieme!

    Prima della rivoluzionaria asta che ha visto protagonista l’opera puramente digitale Everydays: the first 5000 days dell’artista Beeple, Christie’s aveva già dato spazio alla Crypto Art, vendendo nel 2020 un’opera per metà fisica e per metà NFT.

    Si tratta di Block 21 (42.36433° N, -71.26189° E), realizzata da Benjamin Gentilli nell’ambito del suo progetto artistico Robert Alice e che fa parte della serie Portraits of a Mind, un corpus di 40 pannelli circolari dove sono incise esattamente 322.048 cifre del codice originale della criptovaluta Bitcoin (BTC) di Satoshi Nakamoto.

    L’opera è un’espressione simbolica della visione di Satoshi, forgiata dal codice stesso che sta alla base di tutto questo. Portraits of a Mind esplora le sfaccettate identità di Satoshi Nakamoto, riflettendo a sua volta sulla natura sia dell’identità che della ritrattistica in un’epoca decentralizzata” afferma l’artista.

    Block 21 è stata venduta da Christie’s per 131.250 dollari durante l’asta del dopoguerra e del contemporaneo in collaborazione con la piattaforma Async, ed è una tra le prime opere NFT vendute ad una così alta cifra.

    L’artista gioca con le idee di tempo e spazio, esplorando la relazione che intercorre tra i mezzi digitali e quelli fisici. Infatti, l’opera è composta da due parti: quella materiale e quella NFT. Quest’ultima cambia dal giorno alla notte, a seconda di fuso orario e posizione della sua controparte fisica. Il lavoro, attualmente impostato sul fuso orario di New York, è stato decentrato in oltre 14 città in tutto il mondo, da San Francisco a Tokyo, e ha richiesto più di 3 anni per essere realizzato. 

    Tra i collezionisti che già nel 2020 hanno deciso di investire nel mercato delle opere NFT troviamo Jehan Chu, Founder di Kenetic, una società di investimento focalizzata su asset digitali. Lo scorso mese l’imprenditore ha espresso la sua opinione nei confronti del fenomeno Crypto Art durante il webinar tenuto da Christie’s, affermando che si tratta di una vera e propria occasione per rendere il mercato dell’arte più aperto e inclusivo. Nonostante ciò, non ha nascosto la sua preoccupazione nei confronti delle tematiche ambientali, riconoscendo il forte impatto che la creazione di opere NFT genera consumando molta energia, ma secondo Chu la tecnologia sarà in grado di risolvere anche questo problema.

    Photo Credits: Robert Alice, Block 21 (42.36433° N, -71.26189° E), courtesy of Christie’s

    E tu, sei pronto a collezionare le tue opere NFT?

    I 5 furti d’arte più incredibili della storia

    I 5 furti d’arte più incredibili della storia

    Raffaello, Monet, Vermeer… vediamo insieme 5 furti spettacolari! 

    Sono passati davvero molti anni da quando è avvenuto il primo furto d’arte documentato della storia! Era il 1473 quando un gruppo di pirati polacchi saccheggiò una nave mercantile diretta a Firenze sulla quale veniva trasportato il “Giudizio Universale” del pittore tedesco Hans Memling! 

    Da allora sono passati 7 secoli e, anche se le tecnologie sono diventate più sofisticate e i mezzi con cui vengono commessi sono differenti, i furti di opere d’arte continuano a essere commessi! 

    Scopriamo i 5 furti d’arte più clamorosi di tutti i tempi! 

    5) Tre capolavori del Rinascimento rubati dal Palazzo Ducale di Urbino (1975)

    Nella notte tra il 5 e il 6 febbraio 1975 dalle sale del Palazzo Ducale di Urbino vengono portati via tre dipinti simbolo del Rinascimento italiano: spariscono nel nulla “La muta” di Raffaello con “La flagellazione” e la “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca! Il misfatto suscita un enorme scalpore soprattutto perché il Museo non disponeva di un sistema di allarme! Le opere, impossibili da vendere per il loro valore inestimabile e la loro notorietà, sono state ritrovate l’anno seguente in un deposito di Locarno in Svizzera e da allora hanno viaggiato fuori dall’Italia solo in occasione di qualche raro prestito. 

    4) “L’urlo” di Munch rubato in pieno giorno (2004)

    Se la maggior parte dei furti avviene durante la notte o nelle prime ore del mattino quando i musei sono chiusi e la possibilità di essere scoperti è minore, questo furto si è svolto in una maniera completamente diversa, sotto gli occhi di tutti! I ladri hanno agito indisturbati durante l’orario di apertura portandosi via dal Munch Museum di Oslo una versione del 1910 del celeberrimo “Urlo” e una “Madonna” del 1894 del grande artista norvegese. Numerose le supposizioni sulla fine delle opere, che ricompaiono al Museo due anni dopo, in seguito a sei arresti effettuati dalla polizia norvegese. 

    3) I capolavori impressionisti portati via dal Musée Marmottan di Parigi (1985)

    Ancora un furto in pieno giorno, per un’operazione che ha dell’incredibile! Gli autori di questo colpo infatti sono entrati travestiti da turisti con biglietto d’ingresso al Musée Marmottan di Parigi, salvo poi tenere in ostaggio 40 visitatori e 9 guardie mentre rubavano nove opere dei più grandi impressionisti. Tra i pezzi della refurtiva anche l’iconico dipinto di Monet “Impression, soleil levant” (1872), che per la sua grandissima importanza storico-artistica ha reso il valore della rapina inestimabile. Nel 1990 tutti i pezzi sono stati ritrovati in una villa in Corsica con l’arresto di sette persone. 

    2) 124 manufatti Maya rubati dal Museo Nazionale di Archeologia di Città del Messico (1985)

    Non è necessario essere dei professionisti per mettere a segno un grande colpo, come dimostra questo furto! Nel 1985, due studenti universitari legati a un giro di droga hanno rubato 124 manufatti, tra cui una maschera mortuaria di giada di grandissimo valore che ritrae un sovrano Maya, dal Museo Nazionale di Archeologia di Città del Messico. Il fatto che due dilettanti sono stati in grado di mettere a segno un furto di tale portata, all’epoca ha suscitato enorme scalpore tanto da farne un film nel 2018. I due sono stati arrestati, ma alcuni pezzi delle refurtiva non sono mai più stati trovati perché scambiati con della droga. 

    1) L’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston svaligiato nel 1990 

    Una refurtiva da 500 milioni di dollari per uno dei misteri più fitti dell’intera storia dell’arte! La mattina del 17 marzo 1990, l’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston è stato letteralmente depredato di alcuni dei suoi tesori: un Rembrandt del 1633, un Manet che ritrae un uomo in un caffè e infine un rarissimo “Concerto” del 1664 di Vermeer, una delle poche opere conosciute al mondo dell’enigmatico artista olandese. Il caso è tutt’oggi irrisolto e nessuna pista percorsa dalla polizia ha saputo portare ad una soluzione, ma recentemente la piattaforma di streaming Netflix ha trasmesso una miniserie “This is a Robbery: The World’s Biggest Art Heist”, diretta da Colin Barnicle, che racconta l’incredibile vicenda.

    LE NEWS DAL MONDO DIGITAL E NFT – 03 MAGGIO 2021

    LE NEWS DAL MONDO DIGITAL E NFT – 03 MAGGIO 2021

    Ogni giorno Art Rights Magazine seleziona le migliori notizie dal mondo dell’arte digital, per rimanere sempre aggiornati!

    1) Christie’s mette all’asta dipinti e NFT del collettivo femminista Rewind

    Il 14 maggio 2021 Christie’s mette all’asta opere fisiche e opere NFT del collettivo femminista digitale Rewind. Per l’occasione, la casa d’aste e Rewind hanno collaborato con l’attivista e gallerista Amar Singh, recentemente impegnato nella donazione di opere d’arte di artisti donne e LGBTQ+ ai musei di tutto il mondo.

    Orlando Merone di Bitpanda Italia

    2)  Nuovo record per Ethereum: superati i $3.000

    La criptovaluta Ethereum segna valori da record e supera i $ 3.000. Gli scenari che gli esperti del mondo crypto hanno previsto sono tutti positivi. Le motivazioni? Orlando Merone, Country Manager di Bitpanda Italia sostiene che “Per via del grande valore offerto da Ethereum, della fiducia e dell’interesse degli investitori che ha creato la domanda iniziale, di una combinazione di circostanze e della natura “rialzista” delle criptovalute nell’ultimo anno, la moneta sta prendendo sempre più piede. Un trend che secondo me non finirà così presto”.

    3) I risultati dell’ultimo drop di Beeple

    Si è conclusa la tanto attesa asta di Beeple su Nifty Gateway che ha acceso l’animo di diversi collezionisti intenti ad aggiudicarsi le opere della “BEEPLE: SPRING/SUMMER COLLECTION 2021 蜂鸟: 2021年春夏系列”. Al primo posto troviamo il crypto collezionista tgerring, che con una cifra pari a $1,234,567.88 è riuscito ad aggiudicarsi 6 lavori, sia NFT che fisici. A seguire, altri 9 collezionisti sono riusciti a ottenere 5 opere, come gli ormai noti Justinsun e Pablo. Per gli altri 90 partecipanti che hanno offerto altrettante cifre elevate, verrà fornita solamente l’opera NFT e fisica Abundance.

    Photo Credits: Political Bullshit by Beeple

    13 Crypto Artist hanno realizzato opere NFT per Netflix

    13 Crypto Artist hanno realizzato opere NFT per Netflix 

    “This is The Robbery” miniserie di Netflix racconta il più grande furto d’arte mai realizzato e 13 Crypto Artist hanno reinventato le opere d’arte rubate.

    “This is The Robbery” (in italiano “Un colpo fatto ad arte: la grande rapina al museo”) è la nuova miniserie di Netflix che racconta la vera storia del più grande furto d’arte al mondo commesso nel 1990 ai danni dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston per un valore di opere trafugate pari a oltre 500 milioni di dollari.

    La miniserie Netflix in quattro episodi, diretta da Colin Barnicle, racconta gli indizi, le false piste e le speculazioni che hanno caratterizzato le indagini di questo mistero ancora irrisolto, ma che non risparmia colpi di scena, da ultimo l’ingresso di Netflix nel mondo crypto e NFT.

    Netflix ha incaricato 13 Crypto Artisti di rielaborare le opere andate perdute con il furto trasformandole in NFT messi in vendita fino al 21 Aprile sulla piattaforma Knownorigin.io: i proventi verranno utilizzati a supporto delle carriere artistiche dei crypto artist coinvolti.

    Ma come si è svolto il furto più celebre del mondo dell’arte?

    Mezzo milione di dollari in opere d’arte rubate in 81 minuti e mai più ritrovate: dopo trent’anni il mistero che ancora avvolge il celebre furto dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston non è stato risolto.

    L’Isabella Stewart Gardner Museum è stato fondato nel 1896 per volere di Isabella Stewart Gardner, collezionista e mecenate che ha viaggiato per il mondo acquistando moltissime opere d’arte, progettando poi una casa-museo per ospitarle tutte.

    Il museo conta una collezione di più di 2500 opere – compresi arazzi e sculture – di arte europea, asiatica e americana.

    Nella notte del 18 marzo 1990, alle ore 1:24, due ladri travestiti da agenti di polizia entrano nel museo e riescono a rubare tredici capolavori dal valore di oltre mezzo miliardo di dollari.

    Tra i dipinti rubati anche tele e bozzetti di Manet, Degas, Rembrandt e Vermeer al quale appartiene “Concerto a tre”, dal valore stimato di 200 milioni.

    Nonostante l’offerta di una ricompensa per 5 milioni di dollari, nessuna delle opere è mai stata recuperata e nessuno è mai stato arrestato per il furto. La piattaforma di streaming Netflix ha così pensato di fare il suo ingresso nel mercato NFT ingaggiando 13 crypto artist chiamati a immaginare in chiave digital le opere rubate.

    Ecco l’elenco completo: 

    Nina Hawkins, “Study for Artistic Soiree I”“Studies For the Programme I”, Edgar Degas 

    Nina Hawkins, “Study for Artistic Soiree II”“Studies For the Programme II”, Edgar Degas 

    Shaylin Wallace, “A Twig and Bough in Black”“A Lady and Gentlemen in Black”, Rembrandt

    Baugasm® – Vasjen Katro, “Portrait of the lost Artist into the Metaverse” – “Portrait of the Artist as a young man”, Rembrand

    REO, “Cherchez Laghost”  –  “Chez Tortoni”, Edouard Manet

    Kahled, “Countryside with Obelisk” – “Landscape with Obelisk”, Govaert Frinck

    ChelseaScreenName, “Procession on a Road to a Crypt near  Florence” – “Procession on a Road to Florence”, Edgar Degas

    Alexander McWherter,”The Storm on The Sea of Money” – “The Storm on the Sea of Galilee”, Rembrandt

    Leonardo Viti, “Ancient Gu of Change”“Ancient Chinese Gu”, Shang Dynasty 

    Dopepope,, “Dopepope Eagle Finial”, “Napoleonic Bronze Finial”, Eagle Finial 

    Hilly+ X23, “Leaving the Battlefield” – “Leaving the Paddock”, Edgar Degas

    Andre Oshea, “Three Ghost” – “Three Mounted Jockeys”, Edgar Degas

    Simulation Lab, “The Concert Disrupted”- “The Concert”, Johannes Vermeer

    E tu, sei pronto a scoprire le opere rubate rielaborate in NFT?

    Photo Credits: Study of an Artistic Soiree I by Nina Hawkins

    It’s Brexit Time: le sfide del mondo dell’arte tra costi e documentazione

    It’s Brexit Time: le sfide del mondo dell’arte tra costi e documentazione

    A cura di Laura Viviani

    Laura Viviani, Fine Art Logistic Expert, presenta in modo dettagliato quali sono i cambiamenti e le regole che ora il mercato dell’arte segue dall’entrata in vigore della Brexit, tra costi, tempistiche e documentazione delle opere che non può mai mancare

    È un dato di fatto che da oltre quattro mesi ormai la movimentazione delle opere d’arte da e per il Regno Unito si sia fatta complessa per i collezionisti così come per gli operatori.

    Per spedire o ricevere opere d’arte dal Regno Unito è ora necessario effettuare i controlli doganali esattamente come per qualsiasi territorio che non faccia parte dell’Unione Europea.

    Per analizzarne le caratteristiche principali e le sfide che gli operatori del mondo dell’arte stanno affrontando, occorre distinguere fra importazioni ed esportazioni, e ancora fra temporanee o definitive.

    Nell’importazione definitiva, l’importatore è sottoposto al pagamento dell’IVA doganale del 10% sul valore della fattura presentata per l’operazione (+ la quota nolo). Tra i documenti necessari per l’importazione, la CMR (documento di trasporto internazionale), la fattura, la fotografia dell’opera che importiamo infine una dichiarazione che si tratti effettivamente di un’opera d’arte evitando così che l’oggetto venga sottoposto a tassazione del 22%.

    Nell’esportazione definitiva, l’esportatore non è soggetto al pagamento di tasse doganali, ma è necessario espletare le formalità di esportazione doganali, formalità che prevedono obbligatoriamente la presentazione del nulla osta delle Belle Arti, qualsiasi età o valore abbiano le opere esportate, oltre che una fattura valida all’esportazione.

    Ma cosa succede ad un’opera spedita nel Regno Unito per tentata vendita o esposizione prima dell’entrata in vigore della Brexit e che ora deve rientrare perché invenduta o per fine esposizione? 

    L’importatore è soggetto al pagamento delle tasse doganali sul valore?

    La risposta è NO, ma….

    Ecco che per ovviare al versamento del 10%, la dogana chiede la prova che quanto dichiarato corrisponda al vero. 

    Per il collezionista o il professionista, diventa quanto mai fondamentale essere in possesso di tutta la documentazione utilizzata per l’esportazione pre-Brexit ovvero: CMR di trasporto, autorizzazione Belle Arti, un documento formale con il quale l’ente richiedente inglese richiedeva l’opera per tentata vendita o esposizione. 

    La dogana però farà richiesta inoltre di una dichiarazione del proprietario a conferma delle ragioni che giustifichino la temporanea esportazione e una dichiarazione di “invenduto” o “termine esposizione” da parte dell’ente richiedente inglese.

    In ogni caso, sia per l’importazione che per l’esportazione, la dogana si riserva sempre il diritto di vedere l’opera prima di autorizzare l’uscita.

    Allora, quali sono i cambiamenti attuati per l’arte con l’entrata in vigore della Brexit?

    I COSTI 

    Infatti, al costo del trasporto occorre ora necessariamente aggiungere il costo della pratica doganale che varia a discrezione degli operatori presenti sul mercato.

    LE TEMPISTICHE 

    Occorrono circa 2 giorni lavorativi per ottenere il nulla osta per una definitiva, qualche giorno in più per la temporanea.

    Le nuove regole non hanno tuttavia scoraggiato il mercato. Nella realtà dei fatti le esportazioni verso il Regno Unito non hanno sofferto della crisi dovuta al Covid e i risultati sono tutt’ora incoraggianti.